Chi era Egon Schiele? Perché la sua pittura è attraversata da una costante inquietudine, espressa dalla presenza di corpi nudi e soli? Un nuovo libro fa luce sulla personalità complessa e sull'arte senza compromessi del grande pittore austriaco.

Quelle che popolano i dipinti di Egon Schiele sono figure che gravitano nel vuoto, sospese, senza appigli. Nella loro fragilità fisica e psicologica si intravedono tutte le incertezze del periodo di transizione vissuto dal loro autore. L'impero asburgico sempre più vicino al declino, l'ondata crescente dei nazionalismi e la disgregazione politica dell'Europa di fine Ottocento gettano l'artista e molti suoi coetanei in preda all'angoscia, preparandoli al peggio. E il peggio, effettivamente, sarebbe arrivato nel 1914 – con un colpo di pistola sparato nella lontana Serbia. Di questo contesto instabile, che proprio in Vienna trova uno dei suoi centri più precari, Schiele si fa portavoce. La sua pittura è tagliente, diretta e condensa tutte le fragilità del periodo a cavallo tra XIX e XX secolo. Un nuovo libro racconta le tensioni che ne sono alla base, conducendo i lettori nella vita e nelle opere del grande artista austriaco. IL NUOVO LIBRO SU EGON SCHIELE Autrice del volume – dal titolo Schiele. Il diavolo in corpo (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) – è Eva Di Stefano, chiamata a indagare innanzitutto il contesto politico e sociale nel quale si inserisce la parabola artistica del pittore. Nato nella Bassa Austria nel 1890, e pupillo di Gustav Klimt, Schiele si forma nell’atmosfera della Secessione artistica viennese. Ma è subito evidente che il suo percorso verso la modernità persegue strade diverse da quelle del suo maestro e amico. UN ARTISTA TORMENTATO Insieme a Oskar Kokoschka, Schiele è considerato l'apripista della stagione dell'Espressionismo austriaco. Nei suoi dipinti la realtà è tutt'altro che rassicurante (così come presentata nelle opere della Secessione). A governare le composizioni sono piuttosto pulsioni e instabilità espresse in maniera scioccante per gli standard morali del tempo. Nonostante le atmosfere stranianti della sua pittura, e l'immagine pubblica segnata dal carcere (nel 1912 è accusato di abuso su minorenni ma viene rilasciato con la sola accusa di pornografia), Schiele riuscirà a conquistare la critica del tempo già giovanissimo. Così racconta l'autrice nella postfazione al libro, edito da Giunti: “La personalità di Schiele che si è attestata nell'immaginario collettivo è quella di un giovane ribelle alla James Dean, di un artista rivoluzionario e incompreso, emarginato e vittima dei benpensanti. Mito di sicura presa sul pubblico e ulteriormente alimentato dalla morte precoce. In realtà il successo fu quasi immediato, e nonostante il suo stile apparisse all'epoca di un brutalità respingente, Schiele ebbe sempre fin da ragazzo una sua cerchia fedele di ammiratori, sostenitori, mecenati”. Dopotutto, a soli ventotto anni (questa l'età in cui morì), era già considerato il più grande artista austriaco dopo Klimt.
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