C'è un filo rosso che lega la preistorica “Venere di Willendorf” e la “Madonna del parto” di Piero della Francesca, “Le due madri” di Segantini e la piccola neonata fotografata da Oliviero Toscani. È il tema della nascita. Il nuovo libro di Giovanna Brambilla lo dimostra con immagini e parole, celebrando il potere taumaturgico della generatività.

“Questa storia è un racconto per immagini, che si snoda come una narrazione antica, senza dare una priorità all'ordine cronologico dei fatti (…). Si procederà come il cammino dell'uomo, fatto di corsi e ricorsi, ritirate e incursioni, momenti di stasi e di frenesia, avendo però sempre, davanti a sé, il tema della nascita, della rinascita, del mettere al mondo come chiave di lettura corsara della vita”. Sceglie queste parole, Giovanna Brambilla, per introdurre al lettore il suo nuovo volume, recentemente dato alle stampe dalla casa editrice Vita e Pensiero: un libro dedicato alla “danza della maternità”, e ad alcune delle opere che nell'arco della storia dell'arte meglio hanno identificato il tema. METTERE AL MONDO IL MONDO Filo rosso che attraversa le immagini e gli approfondimenti del volume – dal titolo Mettere al mondo il mondo – è il significato della nascita, qui intesa nel senso più stretto del termine, e in quello più esteso. Il titolo stesso del volume, ripreso da una frase coniata da Alighiero Boetti, sottolinea come ogni nascita sia una possibilità data al mondo di reinventarsi un futuro migliore. I riferimenti alla pandemia sono impliciti. La nascita è avvento del nuovo, certo. Ma anche ricostruzione dopo una fase di buio. ARTE E RINASCITA Saltando avanti e indietro tra i secoli e i Paesi, l'autrice punta lo sguardo su diciannove opere d'arte (tra dipinti, sculture preistoriche e pellicole cinematografiche), distribuite in altrettanti capitoli di poche pagine ciascuno. Dal piccolo “gigante” installato da JR a Tecate, sul confine che divide Messico e Stati Uniti, alla “Madonna con bambino” (anzi, con bambini) di Vanessa Beecroft (che nel 1996 si fece fotografare intenta ad allattare due orfani del Sudan); dalla preistorica Venere di Willendorf (la statuetta votiva che campeggia a piena pagina nei manuali di storia dell'arte, archetipo della “madre matrice”) agli scatti dedicati ai neonati firmati da Alberto Garutti, Oliviero Toscani e Rineke Dijkstra. Opere passate e presenti, insomma, che l'autrice intreccia e rilegge creando una nuova storia. “Una storia che inizia prima della storia, e che non troverà una fine finché il mondo metterà al mondo il mondo”. [Immagine in apertura: un dettaglio della copertina. JR, Giants. Kikito, installazione, 2017. Tecate, confine Stati Uniti-Messico. Foto Zuma Press, Inc./Alamy Foto Stock]
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