Dopo il recente volume dedicato alle ricette dei film di Hayao Miyazaki, Silvia Casini, Francesco Pasqua e Raffaella Fenoglio accendono i riflettori sugli aspetti “gastronomici” della produzione di Quentin Tarantino.

Quentin Tarantino è senza ombra di dubbio uno dei maestri della macchina da presa più chiacchierati di Hollywood. Su di lui è stato scritto e detto di tutto, a partire dal lontano 1992, anno di uscita de Le iene – il lungometraggio d'esordio, clamoroso non solo per il successo di pubblico, ma anche per l’enorme consenso ottenuto da parte della critica internazionale. Nonostante le numerose pubblicazioni, i libri illustrati, e persino i fumetti dedicati all'artista di Knoxville, nessuno aveva mai osservato prima di oggi la produzione di Tarantino dalla prospettiva dei fornelli. Eppure quello del food è uno degli aspetti più caratteristici della sua poetica. Patatine, hamburger e massicce dosi di ketchup sono spesso presenti nei suoi film, come nel citato Le iene: la scena iniziale della pellicola si svolge proprio in un ristorante, precisamente attorno a un tavolo dove gli uomini della banda fanno colazione fumando, mangiando pizza e bevendo caffè. IL TEMA DEL CIBO NEI FILM DI TARANTINO Ad accendere i riflettori sugli aspetti “gastronomici” dell'universo tarantiniano è ora un nuovo libro, dal titolo Pulp Kitchen: un volume a metà strada tra ricettario e compendio critico dedicato ai piatti più iconici dei film del regista. Pubblicato da Trenta Editore all'interno della collana dedicata al rapporto tra cinema e cibo, il libro (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina) si sofferma sui principali piatti che compaiono in capolavori come Pulp Fiction, Django e Kill Bill. In ognuno di essi il food viene preso come pretesto per raccontare una determinata vicenda o per ricreare dinamiche, soprusi, vessazioni e giochi di potere tra i personaggi. In Tarantino la cucina assume l'aspetto di una prova di forza; la tavola, di conseguenza, non è più il luogo conviviale attorno al quale la famiglia si raduna per cercare un momento di pace e condivisione, ma il posto dal quale scaturiscono discordie e tensioni quasi sempre risolte a suon di pallottole e scazzottate. LE PAROLE DELL'AUTRICE "In Tarantino il legame tra cinema e cibo è viscerale. In ogni film c’è almeno una scena di stampo gastronomico. Questo perché l’aspetto culinario non è solo un elemento decorativo, quanto un modo per evocare un contesto sociale, storico, o per caratterizzare meglio i singoli personaggi e descriverne i rapporti fra loro”, ha dichiarato Silvia Casini, autrice del volume insieme a Francesco Pasqua e Raffaella Fenoglio. “Nelle pellicole di Tarantino l’universo food viene esplorato talvolta in chiave pop, altre in modo splatter, e altre ancora in maniera più sottile. Le chiacchiere sono accompagnate da sequenze mangerecce che riflettono stile, umore e carattere dei vari protagonisti. Pertanto, il cibo viene messo al centro di atti di potere o sopraffazione. Perché? Semplice: Tarantino è un acuto osservatore comportamentale, e sa perfettamente che mangiare è un atto che non si esaurisce in un semplice gesto meccanico. Ecco perché molte delle scene più importanti della filmografia tarantiniana avvengono durante i pasti, con commensali impegnati in interrogatori, a escogitare piani, o semplicemente a discutere di argomenti leggeri… magari con una rivoltella carica sotto al tavolo”. Insomma, quello di Tarantino è un cinema per stomaci forti, da gustare non solo con gli occhi.
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