Il restauro del dipinto del maestro di Sansepolcro presso la National Gallery di Londra ha permesso di comprendere meglio il valore di un'opera che presentava numerose incognite.

La Natività di Piero della Francesca, dipinta forse negli anni Ottanta del Quattrocento, restò nel palazzo di famiglia dell'artista a Borgo Sansepolcro fino al 1825 e fu acquisita dalla National Gallery di Londra nel 1874. Visibilmente ripulita con eccessivo zelo in varie parti, era legittimo chiedersi quanto dell'originale pittura di Piero fosse rimasto sulla tavola. Addirittura, secondo alcuni studiosi l'opera non venne mai conclusa e quello che si vedeva non sarebbe stato frutto di un intervento di pulizia eccessiva della tavola nel corso del XIX secolo. Il lungo restauro appena concluso, che ha permesso all'opera di tornare in esposizione proprio a inizio dicembre, in tempo per le festività natalizie, ha consentito di risolvere questa e altre controversie che da oltre un secolo circondavano quella che si può a ben ragione considerare tra le ultime opere dipinte da Piero della Francesca, il quale all'epoca era in effetti vicino ai settant'anni. UN RESTAURO CONTROVERSO Il restauro – accompagnato da svariate polemiche ‒ è stato condotto dal Conservation Department della National Gallery, diretto dalla restauratrice Jill Dunkerton con il supporto di Britta New e ha dimostrato che la mancanza delle ombre proiettate dalle figure non è da interpretare come prova del fatto che l'opera sia stata lasciata incompiuta, ma va considerata invece da una prospettiva inedita: quella della rappresentazione di una visione celestiale, mistica. L'ipotesi è che la scena ritratta sia infatti non una Natività in senso classico, quanto piuttosto una visione della Natività attraverso gli occhi di Santa Brigida di Svezia: la mancanza di ombre e la luminosità soffusa acquisiscono quindi il significato di un'atmosfera metafisica. La controversa integrazione pittorica delle figure dei pastori, forse difficile da digerire per chi adotta nei confronti del restauro una posizione particolarmente conservatrice, ha invece restituito tridimensionalità alle figure, permettendo loro di assumere una congrua collocazione all'interno del paesaggio dipinto. L'integrazione ha rispettato il disegno sottostante di Piero. L'intervento di restauro ha permesso anche di comprendere la natura dell'opera: in precedenza infatti il dipinto era ritenuto una pala d'altare e dunque era esposto all'interno di una solenne cornice, mentre ora si è inteso meglio il suo senso come grandiosa pittura domestica: si è anche giunti a ipotizzare che l'artista l'avesse dipinta per sé stesso. TRE ANNI CON PIERO DELLA FRANCESCA Secondo le parole di Jill Dunkerton, il restauro è stato particolarmente impegnativo: “Passare gli ultimi tre anni con questo amatissimo dipinto è stato un grande privilegio ma anche una grande responsabilità. Ogni decisione, ogni singola pennellata di ritocco influenza la nostra percezione del suo aspetto e del suo significato, potenzialmente per molte generazioni. Spero che i visitatori saranno ora in grado di apprezzare la sua magica serenità senza la distrazione dei danni del passato”. Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra, ha affermato: “La Natività di Piero è una bella e profonda meditazione sul tema della storia del Natale. Il recente lavoro di conservazione ci ha permesso di vedere come ogni elemento dell'opera fosse stato accuratamente pianificato, dal gioco della luce sulle superfici fino alla resa delle lontane colline di Sansepolcro”.[Immagine in apertura: Piero della Francesca, Natività, inizio 1480, © The National Gallery, Londra]
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