Paure, ricordi e speranze per il futuro sono raccolte nell'intenso documentario "Noi donne afghane", diretto da Sabina Fedeli e Anna Migotto. La pellicola sarà proiettata a Milano il 26 gennaio 2022, presso la Palazzina Liberty.

Il ritorno al potere dei Talebani lo scorso agosto ha gettato nuovamente Kabul e l'intero Afghanistan in un clima di paura e violenza, costringendo i loro abitanti a cercare rifugio fuori dal Paese e imprimendo negli occhi del mondo immagini strazianti. Purtroppo, molte donne non sono riuscite a mettersi in salvo, rimanendo nel loro Paese con l’obbligo di tacere e perdendo i diritti acquisiti faticosamente negli anni. Altre invece sono state accolte in Italia, Svizzera, Francia e Germania e proprio a otto di loro hanno dato voce Sabina Fedeli e Anna Migotto, sceneggiatrici e registe del documentario Noi donne afghane, su soggetto di Didi Gnocchi, che sarà proiettato gratuitamente a Milano presso la Palazzina Liberty il prossimo 26 gennaio ‒ l'ingresso sarà possibile dalle 19:30 ‒ in collaborazione con il Comune di Milano.  OTTO DONNE RACCONTANO L'AFGHANISTAN Cosa hanno in comune la fotografa Roya Heydari, la regista Sahraa Karimi, la giornalista e attivista Mahbouba Seraj (una dei personaggi più influenti nel 2021 secondo il Time), la sindaca Zarifa Ghafari, la sportiva Samira Asghari, l’imprenditrice Zahra Hamadi, l’educatrice Pashtana Durrani e un’altra attivista, dal nome di fantasia, Amina? Il fatto di svolgere lavori normali diventati inammissibili per l’Afghanistan talebano di oggi. Parlano in prima persona di fronte agli obiettivi, incorniciate dalla luce di una finestra posta alle loro spalle, facendosi portavoce di milioni di donne costrette nella morsa del regime. Dalle loro parole trapelano un profondo senso di rabbia per essere state costrette a lasciare la propria terra e la determinazione nel continuare a lottare per i diritti e l’indipendenza femminili, anche se tutto questo costa loro l’esilio.  UN DOCUMENTARIO AL FEMMINILE  Il documentario Noi donne afghane dà ampio spazio alle donne e alle loro testimonianze, grazie anche a una serie di fotografie e video inediti realizzati dalle otto protagoniste. La Kabul che raccontano non rimanda solo alla guerra e alla violenza, ma evoca un Paese fatto di colori e di bellezza, dove le donne avevano intrapreso il lungo cammino verso l’emancipazione. Sebbene il percorso fosse ancora riservato solo ad alcune, queste avevano la possibilità di andare a scuola, di iscriversi all’università, di viaggiare e lavorare, diritti che ormai sono andati persi. L’intento delle otto protagoniste è mantenere viva l’attenzione su tutte quelle donne che attualmente vivono in una Kabul sulla quale è calato nuovamente il buio.
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