La mostra “Love is Louder”, al Bozar-Centre for Fine Arts di Bruxelles, esplora l'amore in tutte le sue forme, da quello romantico a quello sociale, attraverso oltre 120 opere di 80 artisti internazionali. Tra questi spiccano anche Marina Abramović, Yoko Ono, Tracey Emin e Nan Goldin.

L’amore è più forte della guerra? È più forte della perdita? La mostra Love is Louder, allestita fino al 5 gennaio 2025 negli spazi di Bozar – Centre for Fine Arts of Brussels, invita il visitatore a rispondere a questi interrogativi esplorando l’amore nelle sue molteplici sfaccettature, navigando tra il personale e il politico. A cura di Zoë Gray, il progetto espositivo riunisce oltre 120 opere realizzate da 80 artisti di fama internazionale – tra cui spiccano i nomi di Marina Abramović, Tracey Emin, Nan Goldin, Yoko Ono e John Lennon –, insieme a nuovi lavori commissionati appositamente per l’occasione, tra dipinti, sculture, video, film e installazioni multimediali. Prendendo avvio dall’iconica "summer of love" del 1967, la retrospettiva arriva fino ai giorni nostri, osservando come, nel corso dei decenni, gli artisti abbiamo raccontato il sentimento dell’amore.L’AMORE NELLA STORIA DELL’ARTE DAGLI ANNI '60 A OGGIIl percorso espositivo si articola in tre capitoli che esplorano diverse sfere sentimentali: il primo si concentra sull’amore romantico, partendo dal linguaggio che idealizza il partner, come nell’opera di Tracey Emin, fino alla rappresentazione della fusione fisica tra gli amanti. Simboli come il cerchio rappresentano l’amore universale, mentre opere di artisti come Philippe Vandenberg e Bruce Nauman mettono in luce le ambiguità e le tensioni che accompagnano le relazioni amorose. Qui entra in gioco anche il potenziale della rottura, del conflitto e della perdita, come espresso nelle opere di Niki de Saint Phalle e Jeffrey Gibson. Proseguendo, la seconda sezione indaga i legami familiari e amicali, affrontando temi come la maternità, la paternità e l’intimità quotidiana. Le opere di artisti come Anna Maria Maiolino e Catherine Opie esplorano le dinamiche complesse della famiglia, mentre altri lavori, come quelli di Janine Antoni e Sharon Hayes, sfidano le rappresentazioni tradizionali della famiglia per abbracciare una visione più inclusiva e variegata.DA TRACEY EMIN A YOKO ONO: LE OPERE IN MOSTRA A BRUXELLESInfine, il terzo capitolo sposta l'attenzione sull’amore in una dimensione più ampia, quella sociale e politica, analizzando l’amore come forza rivoluzionaria e pacifista. I lavori di Yoko Ono e John Lennon, Sam Durant e Sunil Gupta raccontano come l’amore possa sfidare l’odio e la violenza, mentre altre opere riflettono sugli impatti di crisi globali come l’epidemia di AIDS degli anni Ottanta e la pandemia di COVID-19 nel 2020, sottolineando l’importanza della solidarietà e della connessione umana. Nel complesso, l’allestimento della rassegna, con la sua scenografia ispirata alle strutture temporanee dei raduni hippie, offre un’esperienza immersiva che accompagna i visitatori lungo un percorso che mette in discussione la linea sottile tra spazio pubblico e privato.[Immagine in apertura: credits Julie Pollet]
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