Arte e protesta nei messaggi di Barbara Kruger a Londra

Indagando i meccanismi che legano potere, identità di genere, classe sociale e capitale, l’artista statunitense Barbara Kruger esplora la cultura visiva contemporanea, producendo collage di immagini e testi che attingono dal mondo della pubblicità e del graphic design. I suoi “manifesti”, spesso concepiti come opere ambientali site specific, sono protagonisti alla Serpentine Gallery di Londra fino al 17 marzo. BARBARA KRUGER ALLA SERPENTINE GALLERY La mostra Thinking of You. I Mean Me. I Mean You presenta al pubblico una serie di lavori, tra installazioni su larga scala, video e soundscape. Tra questi spicca Untitled (I shop therefore I am) (1987/2019), un video in cui l’immagine originale si scompone e si ricompone, proponendo diverse versioni della frase che dà il titolo all’opera. Nel corso dell’esposizione, emerge più volte il tema dei social media: questo a partire dal filtro TikTok ideato dall’artista e messo a disposizione dei visitatori, che sono invitati a scattarsi un selfie ricreando una delle opere d'arte più iconiche di Kruger: Your Body is a Battleground, del 1989.INTERNET E L’"APPROPRIAZIONE ESTETICA" La retrospettiva – che si estende anche negli spazi esterni e in altri siti londinesi, fino al Kensington Garden – presenta per la prima volta in Gran Bretagna Untitled (No Comment) del 2020: un'installazione videoimmersiva a tre canali, in cui brevi frammenti di filmati trovati su piattaforme di social media sono accompagnati dall'artista che si rivolge direttamente agli spettatori con domande e citazioni.  Il potere legato a Internet torna anche in Untitled (That’s the way we do it), lavoro che ricopre tutte le pareti della prima sala riflettendo sul concetto di “appropriazione estetica”: qui, un collage riunisce diverse immagini trovate online, realizzate nel corso degli anni da altre persone nello “stile” di Kruger. [Immagine in apertura: Barbara Kruger: Thinking of You. I Mean Me. I Mean You. Installation view, 1 February – 17 March 2024, Serpentine South. Photo: George Darrell]