Il Whitney Museum accende i riflettori sul rapporto tra Edward Hopper e New York. Un progetto che raccoglie oltre duecento opere: sguardi dell'artista sulla città che ne ospitò gran parte della produzione e che lo ispirò senza sosta.

Edward Hopper è l'artista degli interni per definizione. Esponente di spicco del realismo americano, il pittore di Nyack ha spesso rivolto la sua attenzione al mondo domestico, raffigurando le atmosfere sospese e palpitanti di stanze, negozi, bar e cinema negli Stati Uniti degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Narrando in maniera minuziosa e quasi cinematografica gli ambienti interni, Hopper descrive i silenzi e l'aria di solitudine che circondano i protagonisti delle sue tele. L'abitazione, o comunque lo spazio chiuso e privato, diventa "contenitore" di emozioni: estensione del corpo di chi lo abita e allo stesso tempo soglia che separa gli esseri umani dal mondo fuori. LA MOSTRA SU EDWARD HOPPER A NEW YORK Nonostante la fama dell'artista dovuta proprio alle rappresentazioni indoor, una nuova mostra sposta l'attenzione oltre le pareti domestiche, volgendo lo sguardo al paesaggio metropolitano e al rapporto dell'artista con lo spazio urbano. Si intitola Edward Hopper’s New York, ed è parte del programma espositivo del Whitney Museum of American Art di New York. LE VISIONI METROPOLITANE DI HOPPER È qui che gli organizzatori del progetto (Kim Conaty, Steven e Ann Ames e Melinda Lang) hanno radunato oltre duecento opere tra dipinti, stampe, disegni e acquerelli, affiancati all'interno del percorso espositivo (visitabile fino al prossimo 5 marzo) da cimeli, taccuini, fotografie e lettere provenienti da collezioni private, pubbliche e dagli archivi della stessa istituzione ospite. Allestite in maniera tematica, e suddivise in otto sezioni ognuna delle quali dedicata a uno specifico aspetto del rapporto di Hopper con lo spazio cittadino, le opere sono tratte dall'intera carriera del pittore: dagli schizzi giovanili realizzati appena trasferitosi a New York nel 1908 alle opere mature ideate nel suo appartamento a Washington Square, a sud di Manhattan (lo stesso nel quale visse e lavorò insieme alla moglie Josephine Verstille Nivison dal 1913 al 1967). CARTOLINE DA NEW YORK L'obiettivo del progetto è restituire le sensazioni dell'artista di fronte al mondo esterno, alla sua frenesia e ai suoi costanti cambiamenti. È così che la vitalità di New York, i suoi grattacieli, ma soprattutto i luoghi meno convenzionali e più periferici della Grande Mela, diventano nelle opere di Hopper specchio di un'umanità inquieta, sempre contesa tra vecchio e nuovo. Tra le sezioni più accattivanti del percorso espositivo, The Window – il capitolo dedicato al motivo delle finestre e agli scorci di paesaggio visibili dalla propria abitazione – e The Horizontal City – con opere quali Early Sunday Morning e Manhattan Bridge Loop, dedicati a una New York onirica e sospesa. [Immagine in apertura: Edward Hopper, Sunlight in a Cafeteria, 1958. Oil on canvas, 102.1 × 152.7 cm. Yale University Art Gallery, New Haven; bequest of Stephen Carlton Clark, B.A. 1903. © 2022 Heirs of Josephine N. Hopper/Licensed by Artists Rights Society (ARS), New York]
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