Un'installazione surreale e monumentale trasforma il portego del Museo Fortuny di Venezia in una “selva”. Realizzata in cartone e legno da Eva Jospin, l'opera dialoga con la collezione e la storia di Palazzo Pesaro degli Orfei, omaggiando la natura e l’architettura lagunare e rinascimentale.

Al Museo Fortuny, nel cuore di Venezia, spunta un’installazione che trasforma lo spazio in una foresta surreale e scenografica: è l'intervento site specific dell’artista francese Eva Jospin, visitabile fino al 24 novembre. Curata da Chiara Squarcina e Pier Paolo Pancotto, in collaborazione con Galleria Continua, Selva racchiude tutti i tratti più caratteristici della produzione dell’artista parigina: un’atmosfera fiabesca e fantasy, generata da grandi composizioni plastiche che spesso, come in questo caso, sono realizzate in cartone e fibre vegetali, sempre ispirate alla natura e al suo potenziale magico.L’INSTALLAZIONE DI EVA JOSPIN A VENEZIAAllestita nel portego del museo, l’installazione consiste in una “selva” artificiale che l’osservatore è invitato ad attraversare. Una volta addentratosi nel suo fulcro – costituito da Galleria (2021-2024), un passaggio ad arco con soffitto a cassettoni realizzato con cartone, legno e materiali vari –, il visitatore ha la sensazione di perdere la cognizione del tempo e dello spazio, per ritrovarsi trasportato in un’altra dimensione. Sono numerosi i riferimenti alle architetture rinascimentali: all’interno, la struttura ricorda uno studiolo del Cinquecento, composto da pannelli alternati a disegni di vedute dal sapore mistico e simbolista. Alle estremità del corridoio si trovano altre due composizioni: una sezione di foresta a dimensione naturale in legno e fibra di cellulosa, e una struttura architettonica ad arco chiusa ai lati da due pannelli con trompe-l’oeil.LA CASA-MUSEO DI MARIANO FORTUNYL’opera è pensata in stretto dialogo con la storia e l’architettura della casa-museo in cui è ospitata. Un tempo dimora e atelier di Mariano Fortuny y Madrazo, Palazzo Pesaro degli Orfei – riaperto nel 2022 dopo un ingente lavoro di restauro – fu acquistato dall'artista spagnolo nel 1898, diventando rapidamente un luogo di riferimento per l’élite intellettuale di inizio Novecento. Donato dalla vedova Henriette al Comune di Venezia nel 1956, oggi custodisce la collezione dell’artista.L’allestimento della mostra di Eva Jospin lascia emergere diverse affinità tra le poetiche dei due interpreti: primo fra tutti l’interesse per la natura, la ricerca (e l’ideazione) dei tessuti, e infine la passione per l’artificio e la scenografia, che spesso si riflette sul tema della prospettiva.[Immagine in apertura: Eva Jospin, Selva. Foto Benoît Fougeirol]
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