Bere vino e stare insieme ai propri cari è uno dei “rituali” imprescindibili della nostra cultura. Una nuova mostra indaga le origini di questa tradizione, a partire da oltre duecento calici e recipienti dall'antichità a oggi. Succede al MIC di Faenza.

Si deve ai greci il merito di avere trasformato il vino da semplice prodotto alimentare a merce di scambio, legando questa bevanda persino al culto di un dio protettore: Dioniso. L'usanza del bere come atto conviviale fu successivamente ereditata dagli etruschi e quindi dai romani, che a loro volta designarono Bacco come divinità dell'ebbrezza e dell'estasi. A raccontare l'affascinante tradizione legata all'atto del bere, nonché gli usi e i costumi dell'antichità intorno a questo tema, sarà la rassegna in arrivo al MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. Una mostra che riunirà oltre duecento calici, bicchieri e recipienti per acqua e vino provenienti dal mondo greco, etrusco e romano. VINO E COLLETTIVITÀ Visitabile a partire dal prossimo 26 novembre (fino al 30 aprile 2022), Gioia di ber esprime sin dal titolo gli intenti del progetto: raccontare, attraverso una corposa selezione di ceramiche d'epoca e non solo, gli sviluppi legati al bere come forma di convivialità. “Il bere in compagnia rimanda ad aspetti di condivisione propri della natura umana che riverberano necessariamente sulle tipologie ceramiche adottate, spesso peculiari a determinate culture, ma anche ricorrenti attraverso i secoli”, ha spiegato la curatrice della rassegna, Valentina Mazzotti. “È il caso del boccale, la forma ceramica per antonomasia deputata a mescere i liquidi, derivata dall’oinochoe del mondo greco, che nel corso del Medioevo e del Rinascimento assume caratteristiche morfologiche spesso peculiari ai vari ambiti territoriali, standardizzate in seguito in soluzioni di matrice popolare, che hanno trovato una nuova lettura nel design del XX secolo”. DALL'ANTICHITÀ A OGGI Articolati in quattro sezioni, i manufatti (provenienti dalle vaste collezioni del museo faentino) propongono un viaggio nei secoli all’insegna della ritualità e dello stare insieme. Prova ne sono gli antichi oggetti in ceramica quali l’anfora, il cratere e l’oinochoe per servire il vino; si prosegue con il vasellame di stampo medievale (con le tipiche morfologie del boccale), fino alla svolta dei “bianchi” di matrice manierista e barocca. Un viaggio nei secoli che giunge fino a oggi, grazie alla presenza di numerose ceramiche contadine del primo Novecento e di oggetti di design contemporaneo: espressione artistica di una ritualità, quella del bere, antica e moderna tanto quanto l'uomo. [Immagine in apertura: Tazza “arcaica” prov. da sterri dell’area della Cassa di Risparmio a Faenza. Faenza, fine del XIV secolo maiolica. Inv. n. 20211]
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