Fino all’11 settembre, l’Instituto Cervantes di Roma ospita una mostra monografica dedicata al rapporto tra il geniale pittore e incisore spagnolo e gli studi fisiognomici del suo tempo.


Con il suo ineguagliabile sguardo sulla realtà, capace di restituire tutta l’effettiva crudezza del suo tempo, Francisco Goya y Lucientes è ancora oggi considerato come uno degli artisti più influenti e innovativi della storia dell’arte: un genio indiscusso che ha spalancato le porte dell’arte moderna lanciando numerosi semi anche nel contemporaneo. Intorno alla fine del 1700, simultaneamente alla sua nomina di Primo Pittore di Corte, Goya cominciò a interessarsi sempre più all’esplorazione della sfera del fantastico; una attrazione che, di lì a poco, si fece particolarmente accentuata sia a causa del suo problematico stato di salute che per le giustificate preoccupazioni verso gli sconvolgimenti politici e religiosi che interessarono la Spagna di quegli anni. Proprio nel pieno della sua maturità artistica, Goya fu difatti autore di numerose opere – pittoriche e calcografiche – caratterizzate da uno spiccato espressionismo destinato a sfociare nel grottesco. È proprio da questa particolare abilità dell’artista aragonese di ritrarre volti deformati dalla sofferenza, dalla corruzione e da forze occulte, che si snoda Goya fisionomista: la mostra curata da Juan Bordes in collaborazione con l’Instituto Cervantes e la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, e visitabile fino all’11 settembre presso la Sala Dalí dell’Instituto Cervantes di Roma. LA MOSTRA DI GOYA A ROMA Dopo aver toccato città come Madrid, Praga, Algeri e Bordeaux, l’esposizione monografica approda anche nel nostro Paese offrendo un corpus originale di 38 incisioni relative alle celeberrime serie dei Disastri della guerra, dei Disperati e dei Capricci. Il filo conduttore è dunque lo studio della fisionomia umana: un interesse che (attraverso l’analisi delle ristampe di Giovanni Battista della Porta, presumibilmente reperite in occasione di una permanenza in Italia) Goya ha coltivato per consegnarci una rappresentazione esasperata della società che lo circondava. Per sottolineare maggiormente le ricerche dell’artista spagnolo in campo fisiognomico, l’allestimento prevede anche un parallelismo tra le sue litografie e alcuni testi importanti come l’enciclopedia di Moreau de la Sarthe e gli album fisionomici di Le Brun. Oltre alle opere calcografiche, la mostra si compone anche di un video e di 109 riproduzioni di illustrazioni prodotte tra il XVIII e il XIX secolo. [Immagine in apertura: Francisco Goya, Se repulen. Caprichos 51. Misura della matrice 214 x 149 mm. Acquaforte su carta, dettaglio]
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