Una grande retrospettiva indaga il mestiere del pittore nel Seicento attraverso la bottega del Guercino. Oltre 100 le opere in mostra: tra queste, anche il ciclo di tele "Ludovisi", riunito per la prima volta dopo ben 400 anni.

Cosa voleva dire svolgere il mestiere del pittore nel Seicento? All’indomani della riapertura della Pinacoteca Civica di Cento, una rassegna ai Musei Reali di Torino tenta di rispondere a questa domanda attraverso oltre cento opere di Guercino e dei suoi coevi (tra cui Carracci, Guido Reni e Domenichino).  Con un importante nucleo appartenente alle collezioni della Galleria Sabauda e della Biblioteca Reale, cui si aggiungono prestiti provenienti da più di trenta musei internazionali, Guercino. Il mestiere del pittore ripercorre i temi iconografici ricorrenti nella produzione dell’artista, accendendo i riflettori sulle dinamiche proprie della professione. GUERCINO IN MOSTRA A TORINO Dalle sfide del mestiere ai sistemi di produzione, dall’organizzazione della bottega alle dinamiche del mercato e delle committenze, fino all'indagine sui soggetti più richiesti: aperta al pubblico dal 23 marzo al 28 luglio, la retrospettiva propone all’osservatore un vero e proprio viaggio nel tempo alla scoperta del sistema dell’arte seicentesco.  Tra le opere in mostra, spiccano anche due dipinti inediti provenienti da collezioni private, nonché il ciclo Ludovisi, completato dalle tele mancanti dopo ben 400 anni. Si tratta di quattro capolavori eseguiti tra il 1617 e il 1618 per Alessandro Ludovisi: Lot e le figlie proveniente da San Lorenzo a El Escorial, Susanna e i vecchioni, prestata dal Museo del Prado, la Resurrezione di Tabita dalle Gallerie degli Uffizi e Il Ritorno del figliol prodigo dei Musei Reali.DENTRO LA BOTTEGA DEL GUERCINO A cura di Annamaria Bava e Gelsomina Spione, il percorso espositivo – suddiviso in dieci sezioni tematiche – prende avvio con un focus sull’artista (che "si presenta" al pubblico con un raro Autoritratto) e sulla sua formazione, che avviene in uno stretto confronto con Ludovico Carracci. Si passa poi al periodo dell'Accademia del nudo, aperta dall’artista nel 1616; a seguire, una sezione ripercorre la geografia delle committenze del maestro, con l'obiettivo di osservarne la progressiva affermazione sul territorio. Si entra nel vivo con il "capitolo" dedicato alla bottega, diretta dal maestro emiliano prima nella “sua” Cento e dal 1642 a Bologna: qui ripercorriamo le prassi dei modelli e dei temi, il repertorio di invenzioni, i ruoli assegnati a ogni collaboratore, l’organizzazione sistematica del lavoro. Infine, il percorso si chiude con un’indagine sui soggetti maggiormente apprezzati dalla committenza dell'epoca e dal pittore.[Immagine in apertura: Guercino, San Matteo e l’angelo, 1622, olio su tela, 120 x 180 cm. Roma, Musei Capitolini - Pinacoteca Capitolina]
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