Una mostra interamente dedicata ai capolavori distrutti o scomparsi del passato, riportati alla luce tramite l'intervento delle nuove tecnologie. Succede a Illegio, in provincia di Udine, grazie a un progetto espositivo realizzato in collaborazione con Sky Arte.

Le vite di un'opera d'arte possono essere davvero infinite, e la storia ce lo dimostra. Esistono dipinti che hanno trovato il successo appena dopo la loro creazione, sculture che sono state rubate senza mai essere ritrovate e persino capolavori nascosti tra le pieghe del tempo, dimenticati e tornati alla luce in maniera inattesa quando ormai l'opinione pubblica li dava per spacciati. Insomma, così come gli esseri umani, ogni opera ha il proprio percorso – più o meno tortuoso. La mostra da poco inaugurata a Illegio, in provincia di Udine, si sofferma sulle storie più incredibili, chiamando a raccolta una serie di reperti distrutti, scomparsi, ma poi ritrovati e “risorti” dal passato.Stiamo parlando di Nulla è perduto, la rassegna aperta fino al 13 dicembre nella Casa delle esposizioni della località friulana. Realizzato dal Comitato di San Floriano in partnership con Sky Arte, Factum Arte di Madrid e con Ballandi Arts, il percorso espositivo presenta in totale quattordici opere da ammirare, ma soprattutto da “studiare” grazie a un approfondito apparato di foto e testi esplicativi.LE OPERE IN MOSTRA, TRA ORIGINALI E RIPRODUZIONIDai pezzi originali firmati da Domenico da Tolmezzo – sculture rimaste nell'ombra e solo di recente ritrovate – alle riproduzioni d'altissima qualità dei ben più celebri dipinti di maestri come Johannes Vermeer, Franz Marc, Gustav Klimt e Tamara de Lempicka (già raccontati nella serie di Sky Arte Il Mistero dei Capolavori Perduti). E poi ancora le grandi tele raffiguranti le Ninfee di Claude Monet – carbonizzate in un incendio divampato al MoMa di New York nel 1958 – o l'evocativo Ritratto di Sir Winston Churchill di Graham Sutherland, dipinto nel 1954 e fatto distruggere da Lady Clementine Churchill un anno dopo.Ognuno degli esempi in mostra è riproposto grazie a “materializzazioni” di altissima fattura, capaci di rievocare la tridimensionalità della superficie pittorica, la resa cromatica e persino il tocco del pennello originali, regalando uno spettacolo d'intenso valore.A chiudere il tragitto espositivo, infine, due vetrate del XII secolo della facciata occidentale della Cattedrale di Chartres, un pregevole “fac-simile” del San Matteo e l’Angelo realizzato da Caravaggio e perduto durante la Seconda Guerra Mondiale, e un misterioso olio su tela risalente alla fine dell'Ottocento: si tratta de Le Restaurant de la Sirène à Asnièrs, probabilmente attribuibile a Vincent van Gogh. Una campagna diagnostica avanzata sarà eseguita proprio durante il corso della manifestazione, nella speranza di riportare alla luce il nome dell'autore del dipinto.[Immagine in apertura: Vincent van Gogh, Vaso con cinque girasoli, rimaterializzazione by Factum Arte]
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