Dopo il grande successo della rassegna su Raffaello, le Scuderie del Quirinale tornano a celebrare uno dei “padri” della nostra cultura. Succede con “Inferno”, la mostra dedicata alle ambientazioni e ai personaggi narrati da Dante Alighieri nella prima cantica della sua “Commedia”.

Quello descritto da Dante Alighieri nel suo Inferno è un mondo popolato da demoni e creature spaventose. Tra di essi, i peccatori sono chiamati a scontare le proprie pene per le azioni deplorevoli condotte in vita, subendo torture e sofferenze diverse a seconda del girone di appartenenza. Insieme al suo “nocchiere” Virgilio, il Sommo Poeta guarda con terrore quelle scene strazianti, dipingendo un meraviglioso mosaico che ancora oggi non smette di appassionare lettori e studiosi. La mostra attualmente in corso presso le Scuderie del Quirinale di Roma mette in scena proprio le ambientazioni, le allegorie e i personaggi presenti nella prima delle tre cantiche della Divina Commedia, conducendo i visitatori in un percorso che mescola arte e letteratura. Un modo per celebrare il poeta fiorentino, nell’anno in cui ricorre il settimo centenario della sua morte. L'INFERNO DI DANTE TRA ARTE E LETTERATURA In calendario fino al 9 gennaio, la rassegna – dal titolo Inferno – ripercorre la fortuna iconografica del capolavoro dantesco, offrendo una nuova interpretazione di quell'immaginario grazie al coinvolgimento di alcuni degli artisti più importanti della storia. Ideata da Jean Clair, e curata dallo stesso critico francese insieme a Laura Bossi, la mostra poggia le sue basi sull'evoluzione storica del concetto di "male", approfondito con circa duecento opere realizzate dal Medioevo ai nostri giorni. Provenienti da oltre ottanta musei, collezioni private e istituzioni pubbliche internazionali, i lavori che ritmano il tragitto di visita sottolineano tematiche e soggetti riconducibili all'universo narrativo dantesco, non senza riferimenti alla contemporaneità (come nel caso del dipinto Le petit camp à Buchenwald di Boris Taslitzky, ambientato in un campo di sterminio nazista). GLI ARTISTI IN MOSTRA A ROMA Tra i capolavori in mostra spiccano la monumentale Porta dell'Inferno di Auguste Rodin, concessa in prestito dal Musée Rodin di Parigi e qui collocata all'inizio del percorso espositivo, il Giudizio Finale di Beato Angelico, Le tentazioni di Sant’Antonio Abate di Jan Brueghel, Sternenfall di Anselm Kiefer e la maestosa tela di quattro metri di Gustave Doré Virgilio e Dante nel IX girone dell’Inferno. A questi si aggiunge la Voragine infernale di Sandro Botticelli, che in più occasioni nel corso della sua esistenza si confrontò con la Commedia. Un itinerario di visita fortemente evocativo, che trova la sua conclusione nella salvezza, rimandando al verso finale della cantica – il celeberrimo “e quindi uscimmo a riveder le stelle”.LE PAROLE DEI CURATORI “Per celebrare degnamente con una mostra d’arte il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, il tema dell’'Inferno' si è imposto come un’evidenza. Non solo perché rispetto alle altre cantiche è senza dubbio la straordinaria iconografia infernale ad aver maggiormente ispirato gli artisti, con un duraturo impatto sulla cultura visiva europea; ma anche per la sua attualità, in un mondo in cui la distruzione della natura, la crisi sociale e culturale ci inducono a riflettere sul destino dell’umanità e sulle cose ultime”, hanno commentato i curatori Jean Clair e Laura Bossi. “Che sia espressa nei cupi avvertimenti di sofferenza eterna nelle miniature medievali, nell’incontro con un universo satanico fato di tragedie terrene nell’arte rinascimentale e barocca, nei tormenti dell’anima raffigurata nelle tele romantiche e simboliste, o nelle moderne interpretazioni psichiatriche del mistero del male, la credenza in un possibile traguardo di dannazione si è dimostrata straordinariamente persistente, esercitando di volta in volta terrore, pietà, fascino morboso o curiosità ‘scientifica’”. [Immagine in apertura: Bottega di Hyeronimus Bosch, La visione di Tundalo, 1500 circa. Tempera su tavola. Madrid, Museo Lazaro Galdiano, inv. 2892]
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