A 130 anni dalla nascita dell'artista catalano Joan Miró, il Zentrum Paul Klee di Berna indaga la fase conclusiva della sua carriera. L'occasione è una mostra, visitabile fino al 7 maggio prossimo, che attraverso poco più di 70 opere evidenzia alcune traiettorie espressive meno conosciute dell'autore.

Quante volte, nell'arco di una vita, è necessario (o si avverte la necessità di) "riavvolgere il filo" per ricominciare tutto da capo? Il concetto stesso di inizio, del resto, può essere associato a una pluralità di fasi ed esperienze comuni, sperimentabili da chiunque. Inclusi gli artisti, come vuole ricordare la mostra Joan Miró. New Beginnings, in apertura il prossimo 28 gennaio a Berna, negli spazi del Zentrum Paul Klee progettati dall'architetto Renzo Piano e dal suo studio.LA MOSTRA SU JOAN MIRÓ A BERNA Attraverso 74 opere, per lo più realizzate dalla fine degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta, la rassegna punta i riflettori sulla fase della maturità dell'artista catalano, forse ancora meno nota al pubblico. I lavori di grande formato scelti per il progetto, per la maggior parte concessi della Fundació Joan Miró di Barcellona e della Fundació Pilar i Joan Miró di Maiorca e, in alcuni casi, esposti in Svizzera per la prima volta, mostrano un lato sorprendentemente crudo della produzione dell'autore. Si tratta di dipinti e interventi tridimensionali che documentano la costante ricerca di nuove forme espressive compiuta dall'artista, che ha scelto di mettersi in discussione, concependo l'autocritica come l'occasione per un nuovo inizio. Un concetto questo che costituisce proprio il punto di partenza della mostra di Berna, visitabile fino al 7 maggio 2023.JOAN MIRÓ OLTRE LE INFUENZE SURREALISTE Particolarmente noti, i variopinti e onirici mondi di ispirazione surrealista creati dalla mano di Miró fra il 1920 e il 1930, sono stati oggetto di una successiva rilettura da parte del pittore e scultore. In particolare, dopo varie vicissitudini personali e di respiro globale, incluso lo scoppio della guerra civile spagnola con il temporaneo trasferimento in Francia, nel 1956 l'artista iniziò a lavorare in un grande studio a Palma. Da quel momento in poi, avviò un percorso di ripensamento del concetto di pittura, come inteso fino a quel momento, e di tutta la sua opera precedente, rielaborando i primi pezzi e rimettendo mano a lavori lasciati incompleti. Rivedendo i suoi dipinti e disegni, rileggendo bozze e taccuini, affermò: "Per la prima volta nel nuovo studio ho avuto abbastanza spazio. Sono stato in grado di disimballare casse di opere che risalgono a tanti anni fa. Non vedevo queste cose da quando avevo lasciato Parigi […] prima della guerra. […] Quando finalmente le ho disimballate a Maiorca, ho attraversato un processo di autoesame". Una riflessione che lo condurrà verso un'arte che doveva essere accessibile e comprensibile a tutti, da realizzare con nuovi strumenti e sperimentando tecniche alternative, come nei caso dei cosiddetti "sobreteixims", in cui finì per combinare arazzo, collage e pittura.  [Immagine in apertura: Joan Miró working in studio Sert in Palma, approx. 1977 Photo: Francesca Català-Roca © Photographic Archive F. Català-Roca – Arxiu Històric del Col·legi d'Arquitectes de Catalunya]
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