Fino all'8 maggio prossimo, con la mostra "Fabergé in London: Romance to Revolution" il Victoria&Albert Museum ricostruisce il mito del celebre artista-gioielliere russo a partire dai suoi legami con la capitale inglese: proprio qui, nel 1903, aprì una filiale della sua azienda.

Sofisticate, dettagliatissime, preziose: da decenni le creazioni di alta gioielleria Fabergé sono sinonimo di lusso, raffinatezza e ricerca formale. Impassibili alle mode e al fluire del tempo, conservano ancora il fascino dell'epoca in cui Peter Carl Fabergé, con il fratello Agathon, rilevò il laboratorio orafo di famiglia e gettò le basi dell'attuale azienda internazionale. Trainata dalle commesse della famiglia imperiale russa, per la quale Fabergé realizzò la prima delle celeberrime uova-gioiello, e dai successi riscossi in occasione di prestigiosi eventi, come l'Exposition Internationale Universelle di Parigi del 1900, la gioielleria crebbe oltre i confini della natia Russia. Al 1903 risale l'apertura della filiale londinese. Ed è proprio da qui che prende avvio la narrazione della mostra Fabergé in London: Romance to Revolution in apertura il 20 novembre al Victoria & Albert Museum di Londra.OLTRE 200 CREAZIONI FABERGÉ A LONDRA Per certi versi antesignano dell'"artista-gioielliere" contemporaneo, Carl Fabergé viene raccontato ponendo particolare attenzione al consenso riscosso in Gran Bretagna, dove i membri dell'alta società edoardiana furono fra i grandi estimatori delle sue sontuose creazioni. La rassegna, la prima del genere a lui dedicata, riunisce oltre 200 esemplari e fa luce sulle alterne vicende storiche di alcuni fra questi preziosi oggetti. Caso eclatante è senza dubbio quello dell'uovo donato dall'imperatore Alessandro III alla consorte, Maria Feodorovna, in occasione delle festività pasquali del 1887. Realizzato in oro giallo, decorato con ghirlande di zaffiri e diamanti e collocato su un basamento che riproduce zampe leonine, celava al proprio interno una sorpresa: un orologio da donna, con quadrante in smalto bianco e lancette in oro con diamanti. Ritenuto a lungo scomparso, è ricomparso inaspettatamente nel 2011, dopo essere "transitato", senza venire riconosciuto, in un'asta newyorkese del 1964.DAI ROMANOV AGLI ARISTOCRATICI INGLESI Tanto popolari in Russia quanto in Gran Bretagna, all'inizio del XX secolo le opere di Fabergé rispondevano perfettamente alle aspettative dell'alta società europea, desiderosa di accaparrarsi (ed esibire) questi lussuosi oggetti. Sui rapporti fra il gioiellerie e i Romanov si concentra la prima sezione della mostra londinese, che si sofferma sul mecenatismo della dinastia imperiale russa puntando sugli importanti prestiti concessi dall'Ermitage.  Il focus si sposta quindi sulla padronanza delle tecniche dimostrata da Carl Fabergé e dai suoi collaboratori, maestri orafi artefici di lavori dall'abbagliante bellezza, ma anche innovatori sul fronte dei materiali e del design. Includendo opere mai mostrate prima d'ora nel Regno Unito, la sezione finale chiude in grande stile la rassegna: l'eredità di Fabergé viene infatti celebrata con pezzi straordinari, fra cui il Moscow Kremlin Egg, il più grande uovo imperiale di sempre, dichiaratamente ispirato all'architettura del Cremlino di Mosca. [Immagine in apertura: The Alexander Palace Egg, Fabergé. Chief Workmaster Henrik Wigström (1862-1923), gold, silver, enamel, diamonds, rubies, nephrite, rock crystal, glass, wood, velvet, bone, 1908 © The Moscow Kremlin Museums]
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