La mostra al Magazzino Italian Art di New York celebra Maria Lai, innovativa artista sarda del secondo Novecento. Attraverso circa 100 opere, la retrospettiva sottolinea le influenze della cultura americana, con cui Lai venne in contatto durante un viaggio negli anni Sessanta. Tra i pezzi esposti, i "Telai" e i lavori su tessuto, oltre alla documentazione della celebre performance "Legarsi alla montagna".

Nata nel 1919 a Ulassai, un piccolo Comune sardo di poco più di mille anime, Maria Lai si formò a Roma e, a partire dagli anni Cinquanta, si affermò gradualmente come una delle artiste più carismatiche e innovative dell'arte italiana del secondo Novecento. La prima grande retrospettiva statunitense, ospitata al Magazzino Italian Art di Cold Spring, New York, presenta un ampio corpus di lavori Oltreoceano, fino al 28 luglio 2025. A cura di Paola Mura, il percorso espositivo – che riunisce circa cento opere, dagli esordi agli anni Duemila – collega le radici culturali sarde dell’artista con le influenze dell'Arte Povera e la cultura visiva americana, proponendo un dialogo fra tradizione e avanguardia.LA PRIMA MOSTRA PERSONALE DI MARIA LAI IN AMERICALa stessa Maria Lai visitò l’America per la prima volta nel 1968: una sezione fondamentale della rassegna sarà dedicata proprio ai dipinti che l’artista portò con sé durante quello storico viaggio, mettendoli in valigia sperando di avere occasione di esporli (un desiderio che non si avverò mai e che viene esaudito soltanto oggi, postumo). Le tele e i lavori sperimentali su tessuto di questo periodo, i quali testimoniano il suo passaggio all’arte astratta, mostrano inoltre il forte impatto delle culture visive americane sulla ricerca di Lai. Proseguendo nel percorso, un'intera sezione è dedicata ai Telai, opere che combinano tradizione tessile sarda e nuove sperimentazioni materiali. “Quando ci siamo imbattuti nel lavoro di Maria Lai, tre decenni fa”, hanno dichiarato i fondatori di Magazzino, Nancy Olnick e Giorgio Spanu, “abbiamo capito subito che era essenziale per lo sviluppo dell’Arte Povera. Eppure, il suo ruolo è ancora poco riconosciuto. Impareggiabile tra i suoi colleghi nel perseguire una visione singolare, Lai ha portato avanti il suo mestiere con ingegno e determinazione. Siamo onorati di presentare al pubblico americano il suo lavoro”.L’ARTE RELAZIONALE DI MARIA LAIUn’ulteriore dimensione della mostra si concentra sulla pionieristica vocazione relazionale di Maria Lai, culminata nel 1981 con Legarsi alla montagna, un progetto che coinvolse l’intera comunità di Ulassai, in Sardegna, per creare una connessione simbolica tra uomo e natura. La mostra include documentazioni video e fotografiche di questa straordinaria performance. Proseguendo, la rassegna indaga le opere più recenti di Lai, tra cui Li trammi (2006) e Fili di vela spaziale (2007), che esprimono una continua ricerca creativa anche negli ultimi anni della sua vita. L’esposizione culmina infine con l’ultima azione collettiva di Lai, Essere è tessere, realizzata nel 2008 nella cittadina sarda di Aggius. Quasi novantenne, l’artista orchestrò una performance di gruppo e la creazione di una serie di opere tessili, accompagnate da letture di versi di Walt Whitman, per cui nutriva da sempre una grande passione.[Immagine in apertura: Maria Lai, Telaio in sole e mare, 1971. Courtesy © Archivio Maria Lai, by Siae 2024/Artists Rights Society (ARS)]
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