Abbandonato da tempo il ruolo di stilista, il celebre e misterioso Martin Margiela torna alla ribalta come artista visivo. A ospitare la sua prima mostra personale è la Fondazione parigina Lafayette Anticipations che, fino al prossimo 2 gennaio, presenta al pubblico un corpus di opere inedite.

Grazie alla sua innata dirompenza, l’arte è sempre riuscita a superare confini prestabiliti ibridandosi spesso con le suggestioni provenienti da altre discipline. Una di queste è sicuramente la moda: un mondo che continua a essere sia fonte di ispirazione per gli artisti sia, a propria volta, condizionata dal linguaggio delle arti visive.  Ne è la prova il cambio di rotta di uno dei più celebri protagonisti dell’universo fashion. Stiamo parlando di Martin Margiela: lo sfuggente (ex) stilista belga che, allontanatosi definitivamente dai lustrini dell’haute couture, ha nel frattempo dato il via a una carriera da artista. Ad accogliere con entusiasmo le ultime produzioni di Margiela è la Fondazione Lafayette Anticipations che, fino al 2 gennaio 2022, ospita la prima mostra personale del noto designer. LA MOSTRA DI MARTIN MARGIELA A PARIGI Intitolata semplicemente Martin Margiela, l’esposizione presenta per la prima volta al pubblico un corpus di oltre venti opere inedite: una selezione che racchiude al suo interno installazioni, collage, film e dipinti. Concepita come un'"opera d'arte totale", la mostra è incentrata su temi cari a Margiela quali la trasformazione e la diversità. Attraverso un percorso espositivo che disorienta il pubblico fin dall’inizio (come suggerisce l’uscita di emergenza dell’edificio adibita a ingresso effettivo della mostra), il visitatore è chiamato a intraprendere un viaggio labirintico all’interno della mente raffinata dell’artista couturier. Caratterizzato da costanti giochi prospettici, l’allestimento delle opere pone l’attenzione su alcuni elementi centrali nella ricerca di Margiela, ovvero la scomparsa, l’incompletezza e la (im)permanenza del corpo umano. LE OPERE DI MARGIELA I lavori in mostra lasciano spazio alle interpretazioni più svariate, rivelandosi come degli interventi apparentemente non ancora completati. Grazie a espedienti al limite dell’iconoclastia – che, ad esempio, mettono in dialogo un dipinto di Caravaggio con una confezione di tintura per capelli –, i riferimenti di Margiela attingono tanto dalla storia dell’arte quanto dalla cultura popolare, nell’ottica di provocare un costante esercizio sia dello sguardo sia dell’attenzione. [Immagine in apertura: Vanitas, 2019. Silicone and natural dyed hair. Courtesy the artist and Zeno X Gallery, Antwerp. Produced by Lafayette Anticipations. Photo Pierre Antoine]
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