Dal prossimo 4 maggio, l'Hôtel de Caumont- Art Centre di Aix-en-Provence ospiterà una grande esposizione dedicata a un protagonista assoluto dell'arte del Ventesimo secolo: Max Ernst. La carriera del geniale autore, difficilmente catalogabile all'interno di una singola corrente artistica, verrà ripercorsa in 120 opere. 

Il bell'edificio settecentesco in pietra chiara dell'Hôtel de Caumont è uno dei palazzi più importanti del ben conservato centro storico di Aix-en-Provence, nell'assolato meridione francese. È qui che dal 4 maggio all'8 ottobre prossimo sarà allestita l'esposizione Max Ernst. Mondes Magiques, Mondes libérés a cura di Martina Mazzotta, già co-curatrice della retrospettiva su Ernst a Milano, e di Jürgen Pech, anch'egli co-curatore dell'esposizione meneghina ed ex Direttore Scientifico del Max Ernst Museum di Brühl. La rassegna presenterà al pubblico centoventi opere: un corpus utile per l'evoluzione artistica di un autore unico, uno sperimentatore dallo spirito libero e creativo, difficile da definire. MAX ERNST IN MOSTRA AD AIX-EN-PROVENCE Artista stravagante e cosmopolita, Ernst nacque a Brühl, in Germania, nel 1891. Fondò una comunità Dada a Colonia per poi sbarcare a Parigi, l'allora capitale mondiale dell'arte: qui prese parte attiva alle fasi iniziali della corrente surrealista di André Breton. Sarebbe tuttavia impossibile cercare di rinchiudere Ernst all'interno di una singola esperienza artistica o di un unico movimento intellettuale: la sua personalità resisteva ad ogni tentativo di categorizzazione. Il suo approccio era orientato verso una sperimentazione pura e giocosa. Lo dimostrano anche i suoi celeberrimi collage, dai quali ben preso scaturirono tecniche ancora più inedite come quella del frottage, che consisteva nel passare una matita o un carboncino su un foglio poggiato su superfici ruvide per riprenderne la texture. LA STORIA DI MAX ERNST E IL LEGAME CON LA FRANCIA Particolarmente significativa appare la scelta di ospitare la mostra Max Ernst. Mondes Magiques, Mondes libérés proprio ad Aix-en-Provence. Nel corso della Seconda guerra mondiale, l'artista fu infatti internato presso il Camp des Milles, non distante dalla sede dell'esposizione, ovvero l'Hôtel de Caumont. In seguito l'artista si rifugiò negli Stati Uniti, facendo ritorno in Francia solo nel 1953. Nel corso degli anni successivi si dedicò a un'intensa ricerca artistica incentrata su pittura, disegno e scultura, senza mai tradire il suo slancio sperimentatore. Interessato di scienze, psicanalisi e di ogni sorta di sapere arcano o razionale, Ernst viene raccontato dalla rassegna francese attraverso i temi chiave della sua complessa ricerca. La sezione centrale, in particolare, si sofferma sui quattro elementi – acqua, aria, terra e fuoco - che, secondo l'antica tradizione filosofica e l'alchimia, costituirebbero l'intera materia del mondo naturale. La mostra è stata resa possibile anche grazie agli eccezionali prestiti concessi dal Centre Pompidou, dalla Tate Modern di Londra, dal Max Ernst Museum di Brühl e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Tra l'altro, la celebre collezionista e l'artista furono sposati per un breve periodo, tra il 1941 e il 1943. [Immagine in apertura: Max Ernst, La dernière forêt, 1960-1970, Huile sur toile, 114 x 145,5 cm, Musée d’art moderne et contemporain de Saint-Étienne Métropole (dépôt du Centre Pompidou, Paris Musée national d’art moderne / Centre de création industrielle). Photo © Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais / image Centre Pompidou, MNAM-CCI, © Adagp, Paris, 2023]
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