L'artista che trasforma 200 anni di storia dell'arte in un'opera digitale
ARTE
Un enorme schermo sul quale scorrono forme astratte e dinamiche, che semplificano e reinterpretano in tempo reale migliaia di opere presenti nella collezione del MoMA – Museum of Modern Art di New York. È il progetto di Refik Anadol, l'artista che rilegge la storia dell'arte attraverso l'intelligenza artificiale.
Considerata da molti la miglior
collezione di arte moderna del mondo, quella del MoMA comprende quasi
200mila opere, fra le quali spiccano i lavori firmati da maestri indiscussi.
Passando dalle tele futuriste di
Umberto Boccioni agli esperimenti di forme e luci di Paul Cézanne,
dai dipinti impressionisti di Claude Monet alla lunga schiera di
manufatti realizzati da Pablo Picasso (sono ben venti i dipinti del
pittore spagnolo), la raccolta dell'istituzione newyorkese è un vero e proprio tesoro che ogni anno attrae migliaia di
visitatori. Ai capolavori citati si aggiungono inoltre quelli di
importanti artisti contemporanei come Cindy Sherman, Jean-Michel
Basquiat, Jasper Johns e James Rosenquist: una varietà di tecniche e
stili che rendono la sede di Manhattan uno dei più grandi e ambiti
“contenitori” di linguaggi creativi del nostro tempo. Ma che
aspetto avrebbe questa formidabile collezione se fosse racchiusa in
un'unica opera in grado di abbracciare tutte quelle presenti sulle
pareti del museo?
LA MOSTRA DI REFIK ANADOL AL MOMA
La domanda se l'è posta Refik Anadol,
tra i new media artist più influenti al mondo. Protagonista del
recente progetto di Google Arts & Culture dedicato alla crisi
climatica in corso, l'artista turco è attualmente ospite negli spazi
dell'edificio americano con una mostra rivolta proprio alle opere in
esso presenti. Si intitola Unsupervised, e – come di
consueto nella ricerca dell'autore di Istanbul – utilizza le nuove
tecnologie come strumento di riflessione e comprensione del mondo e
della memoria collettiva.
STORIA DELL'ARTE E INTELLIGENZA
ARTIFICIALE
Già presentata in forma sperimentale nel 2021, sulla piattaforma Feral File, l'opera
al centro della rassegna si compone di tre installazioni multimediali
collocate nella hall del museo di New York. È qui che, su uno schermo grande circa 7 x 7 metri, scorrono una serie
di forme astratte e cangianti. Si tratta di immagini generate
attraverso un programma di intelligenza artificiale, in grado
elaborare le migliaia di opere della collezione prodotte negli ultimi
duecento anni, restituendole attraverso un flusso visivo costante che
ne semplifica le fantasie e i colori.
Assemblate in un’unica
immagine che cambia continuamente, le opere del MoMA sono dunque
ridotte a dati informatici immessi all'interno del software e
incrociati a loro volte con ulteriori informazioni aggiunte in tempo
reale: dalle condizioni meteorologiche ai cambiamenti di luce ai
movimenti dei visitatori. L'obiettivo è raccontare la storia dell'arte mettendola in
relazione agli sviluppi del presente, considerandola un
elemento vivo e in trasformazione. Il progetto – curato da Michelle
Kuo, Paola Antonelli e Lydia Mullin – sarà aperto al pubblico fino
al prossimo 5 marzo.
[Immagine in apertura: Rendering of
Refik Anadol: Unsupervised. November 19, 2022 – March 5,
2023. The Museum of Modern Art, New York. © Refik Anadol Studio]