La mostra al via il prossimo 20 settembre al Musée d’Orsay di Parigi offre un’inedita chiave di lettura per comprendere e apprezzare pienamente l’intera produzione pittorica di Edvard Munch, oltre i suoi capolavori più noti.

Dal prossimo 20 settembre, il Musée d’Orsay di Parigi, ospitando la mostra Edvard Munch “un poème de vie, d’amour et de mort”, intende far luce sull’intera produzione creativa di Edvard Munch, la cui fama è spesso associata unicamente all’iconico dipinto L’Urlo. Lo scopo del progetto espositivo, curato da Claire Bernardi, direttrice del Musée de l’Orangerie, e organizzato in collaborazione con il Munch Museum di Oslo, è infatti quello di mostrare la grandezza di sessant’anni di carriera del pittore norvegese e di riconsiderare, attraverso un centinaio di opere, tra cui una quarantina di celebri dipinti e una significativa collezione di disegni e stampe, il suo intero e complesso processo creativo.LA MOSTRA SU MUNCH AL MUSÉE D’ORSAY La mostra, aperta fino al 22 gennaio 2023, risulta in linea con uno dei principi guida della programmazione del Musée d'Orsay, che regala opportunità di scoperta (e riscoperta) di grandi artisti francesi e internazionali considerati precursori della modernità. In realtà, nel 1991, il museo parigino aveva già organizzato una mostra sull'artista norvegese – Munch et la France –, focalizzata però, più specificamente, sugli anni da lui trascorsi nella capitale francese. Mentre l’ultima esposizione dedicata a Munch in Francia risale al 2011, quando il Centre Pompidou ospitò la rassegna Edvard Munch, l'œil moderne.IL SIMBOLISMO NELLA POETICA DI MUNCH A oltre dieci anni di distanza, dunque, il lavoro di Munch torna a essere oggetto d'indagine in terra francese e celebrato come fondamentale per lo sviluppo dell'arte moderna mondiale. Nonostante il suo apporto sia radicato nel XIX secolo, la sua visione del mondo, innervata da una potente dimensione simbolica, è da considerarsi parte integrante del Novecento e quindi non relegabile ai soli capolavori da lui realizzati a fine Ottocento, quelli più celebrati dalla critica. Le caratteristiche tipiche del simbolismo sono infatti rintracciabili in tutti i suoi lavori, anche in quelli successivi, che la storiografia tende invece ad avvicinare al movimento espressionista. Per questo motivo, il percorso espositivo non seguirà un approccio cronologico, ma si ispirerà alla nozione di ciclo, concetto assai caro a Munch nel solco del pensiero di Friedrich Nietzsche e Henri Bergson. La concezione ciclica della vita, di morte e di rinascita, intervenendo a più livelli nell'opera di Munch, risulta essenziale per la comprensione dei suoi dipinti in cui ad esempio, regolarmente e in modo coerente, vengono riproposte numerose declinazioni dello stesso motivo e diverse versioni di un medesimo tema. [Immagine in apertura: Edvard Munch, Vampire, 1895. Huile sur toile, 91 × 109 cm. Oslo, Munchmuseet. Photo: © CC BY-NC-SA 4.0 Munchmuseet]
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