Dalle strade di New York ai grandi palcoscenici del mondo. In mezzo secolo la cultura hip hop si è trasformata da fenomeno di nicchia e locale a movimento interdisciplinare e globale. La mostra in arrivo al Baltimore Museum of Art spiega come e perché.

Il numero di rassegne d'arte dedicate alla musica hip hop è salito negli ultimi anni in maniera esponenziale, parallelamente alla crescita e alla diffusione di questo genere di musica. Ne è passato di tempo, infatti, da quando i pionieri di questa “sottocultura” solcavano le strade periferiche di New York con i loro boombox a musicassette in spalla. Oggi l'hip hop non è più un fenomeno underground: gli artisti che ne fanno parte non si radunano più nei “block party” sfidandosi con mixer e doppi giradischi, ma riempiono gli stadi e i palcoscenici più prestigiosi del globo. Un mutamento di prospettiva che, se in parte ha snaturato l'anima di questa forma di espressione, dall'altra ne ha esteso il raggio di azione, arrivando a essere uno dei generi musicali più in voga del momento. A BALTIMORA LA MOSTRA CHE CELEBRA LA CULTURA HIP HOP A ribadirlo è la mostra dal titolo The Culture: Hip Hop and Contemporary Art in the 21st Century, in programma per la prossima primavera al Baltimore Museum of Art. Obiettivo del progetto – che sarà visitabile a partire da aprile (fino al mese di luglio) – è tracciare la parabola di crescita e diffusione della musica hip hop, e le sue attuali influenze anche in ambiti affini eppure esterni a quello musicale. Da tempo, ormai, i settori del fashion, delle arti performative e delle arti visive hanno fatto propri gli stili e i codici espressivi tipici di questo genere, aumentando di riflesso l'interesse verso tutto ciò che orbita intorno a tale cultura. LE OPERE IN MOSTRA AL BALTIMORE MUSEUM OF ART Sono circa settanta gli oggetti presenti all'interno del percorso espositivo – curato da un team di esperti composto da Asma Naeem, Sylvia Brown, Hannah Klemm, Gamynne Guillotte e Andréa Purnell (figure di spicco della struttura ospite ma anche di SLAM – Saint Louis Art Museum, che ha collaborato alla produzione dell'evento). A essere osservati con la lente d'ingrandimento saranno artisti visivi del calibro di Derrick Adams, Jordan Casteel, Kudzanai Chiurai, William Cordova, Julie Mehretu e naturalmente Jean-Michel Basquiat (il pittore che più di altri, e prima di altri, ha trasportato su tela i linguaggi – estetici e musicali – figli della New York degli anni Ottanta). A spiccare nella sezione dedicata alle mescolanze tra hip hop e moda saranno inoltre le creazioni di Virgil Abloh (lo stilista che con la sua creatività è riuscito a sedurre case di alta moda e musicisti di fama mondiale). Infine, largo spazio alla scena locale, con numerosi poeti, street artist e performer "figli" della città che si affaccia sull'oceano Atlantico. [Immagine in apertura: Gajin Fujita. Ride or Die. 2005. Collection of the Kemper Museum of Contemporary Art, Kansas City, Missouri, Bebe and Crosby Kemper Collection, Museum purchase, Enid and Crosby Kemper and William T. Kemper Acquisition Fund, 2005.39.01 © Gajin Fujita, courtesy of the artist and L.A. Louver Gallery. Photo: E. G. Schempf, 2021]
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