A Napoli i fuochi d'artificio negli scatti di un fotografo italiano
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Il Museo e Real Bosco di Capodimonte festeggia il capodanno con un regalo alla città di Napoli e ai suoi abitanti: una mostra, in bilico tra il fotografico e il pittorico, che racconta l’arte pirotecnica partenopea attraverso gli scatti del fotografo Mario Amura.
Lo scorso 15 dicembre, il Ministero della Cultura ha svelato al pubblico i nuovi direttori dei più importanti musei italiani. Tra questi, anche il Museo e Real Bosco di Capodimonte, dove il francese Sylvain Bellenger (dopo nove anni di mandato) lascia il posto all’ex-direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt. Per salutare l'istituzione e offrire un “regalo di Capodanno” alla città di Napoli e ai suoi abitanti, l’ultima esposizione allestita sotto l’egida (e la curatela) di Bellenger celebra l’arte pirotecnica inscenata dal popolo partenopeo l’ultima notte dell’anno.I FUOCHI D’ARTIFICIO NELLE OPERE DI MARIO AMURA
Visitabile fino al 1° aprile 2024, Napoli Explosion raccoglie 37 opere monumentali del fotografo Mario Amura, realizzate nel corso di ben 13 anni. “I napoletani esorcizzano la paura che il vulcano esploda, facendo esplodere di luce e colori tutto il golfo di Napoli”, spiega l’artista. “Ogni anno, il 31 dicembre, salgo con una troupe formata da alcuni dei miei amici più cari sul Monte Faito, la montagna che si staglia sul Golfo di Napoli avendo di fronte il Vesuvio. Da lì catturiamo questa sorta di esorcismo contro le forze inumane del vulcano, del destino. Il risultato, pur essendo, di fatto, un’opera di reportage fotografico è straordinariamente pittorico: i fuochi d'artificio diventano nebulose, animali, paesaggi stellari”.IL CAPODANNO AL MUSEO DI CAPODIMONTE
Nelle fotografie “pittoriche” di Amura risuonano gli echi di artisti del calibro di William Turner, William Marlow, Pierre Jacques Volaire, e persino dell’irriverente Andy Warhol. Luci e colori diventano protagonisti assoluti, mentre il Vesuvio scompare gradualmente nello sfondo.
“La prima cosa che mi ha colpito è stata la gestazione durata oltre tredici anni. Questa ossessione, questa determinazione, la costanza della ricerca di Mario Amura mi hanno davvero intrigato”, dichiara Bellenger. “Osservando le opere mi sono reso subito conto che il tema principale non era il Vesuvio, che appare nelle opere come un’ombra silenziosa, quanto la città sommersa da fuochi d’artificio capaci di trasformare la paura in gioia. Questo è ciò che Amura ha voluto vedere, ma, nel tempo, il rapporto tra la fotografia e la pittura, il legame tra la fotografia e la luce è diventato il tema del suo lavoro”.
[Immagine in apertura: NAPEX 223181, 2022. Mario Amura. 240 x 160 cm. Fine art print]