Dal 24 febbraio 2022 il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze farà da cornice a un dialogo inedito, che vede protagonisti tre capolavori di Michelangelo: la Pietà Bandini e i calchi della Pietà Vaticana e della Pietà Rondanini.

È senza dubbio un evento eccezionale quello che si accinge a prendere forma nella Sala della Tribuna di Michelangelo, presso il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. Qui, dal 24 febbraio al 1° agosto 2022, andrà in scena un dialogo entusiasmante, con protagoniste le tre Pietà michelangiolesche, per la prima volta a confronto. Curata da Barbara Jatta, Sergio Risaliti, Claudio Salsi e Timothy Verdon, la mostra, intitolata Le tre Pietà di Michelangelo. Non vi si pensa quanto sangue costa, offrirà l'opportunità inedita di osservare da vicino, e mettere a confronto, l'originale della Pietà Bandini, recentemente sottoposto a un attento restauro, e i calchi della Pietà Vaticana e della Pietà Rondanini provenienti dai Musei Vaticani. A emergere è la storia creativa e stilistica del loro autore, che realizzò le opere in diversi momenti della sua carriera, a riprova della complessa poetica di un caposaldo dell'arte italiana e non solo.LA STORIA ARTISTICA DI MICHELANGELO Il racconto, esteso lungo l'arco di mezzo secolo, affonda le radici nella giovinezza di Michelangelo, che scolpì la sua prima Pietà a ridosso del giubileo del 1500, quando ricevette dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas l'incarico di realizzare “una Vergine Maria vestita con Cristo morto, nudo in braccio”. L'esito fu sorprendente, complice il talento di Michelangelo nell'assegnare una dimensione fortemente umana al tema della Pietà, aspetto, quest'ultimo, che gli procurò anche qualche critica. Dapprima collocata nella cappella di Santa Petronilla, l'opera fu spostata in San Pietro, e nel XVIII secolo a destra della navata dove la si può ammirare ancora oggi. Diverso è il tenore della seconda Pietà scolpita da Michelangelo molti anni più tardi, in seguito al suo definitivo trasferimento a Roma dopo aver lasciato a Firenze. L'opera, custodita dal 1981 presso il Museo dell'Opera del Duomo, fu iniziata attorno al 1547 e la sua lavorazione fu lunga a difficile: a portarla a termine, infatti, non fu Michelangelo, ma il suo principale assistente, Tiberio Calcagni, prima che fosse venduta a Francesco Bandini nel 1561. La maturazione del Buonarroti come artista e le vicissitudini di cui fu spettatore risuonano nella sua seconda Pietà, che lo vede immedesimarsi nella figura di Nicodemo e che riporta in più punti i segni delle martellate da lui inferte all'opera.LA PIETÀ SECONDO MICHELANGELO La Pietà Rondanini conclude il racconto espositivo della mostra fiorentina, restituendo le ultime riflessioni di Michelangelo, ormai anziano, sulla Passione di Cristo, come testimoniato da un coevo disegno della Pietà, donato alla marchese di Pescara Vittoria Colonna, dove riportò la frase tratta dal Paradiso dantesco: “Non vi si pensa quanto sangue costa". Datata presumibilmente fra il 1552 e il 1553, l'ultima Pietà michelangiolesca racchiude il senso ultimo del "non finito", guidando lo sguardo tra i ripensamenti e le scelte compositive dell'artista. Acquista dai marchesi Rondanini nel 1744, la Pietà raggiunse Milano, città dove si trova tutt'ora, conservata presso il Castello Sforzesco dal 1952. A partire dal prossimo autunno, i tre calchi in gesso delle Pietà originali saranno in mostra a Milano nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, all'interno di un allestimento progettato per l'occasione. [Immagine in apertura: Calco della Pietà Vaticana di Michelangelo Buonarroti, a opera di Ulderico Grispigni, Luciano Ermo, Ennio De Santis (formatori), 1975, gesso, Città del Vaticano, Musei Vaticani (inv. 50661). Courtesy Musei Vaticani]
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