La storia delle pioniere dell’arte digitale, spesso trascurata, viene finalmente messa sotto ai riflettori da un’ampia rassegna allestita al Mudam di Lussemburgo dal prossimo 20 settembre al 2 febbraio 2025. In mostra oltre 100 lavori di artiste che hanno rivoluzionato i linguaggi contemporanei, scoprendo per prime (già dagli anni Sessanta) il potenziale del computer nella creazione delle opere d’arte.

La computer art deve la sua nascita anche ad alcune figure femminili, spesso assenti o marginali nei libri di storia dell'arte, a cui tuttavia si devono alcune delle ricerche più innovative e precoci nell’ambito del rapporto tra arte e tecnologia. Si tratta di una storia che affonda le sue radici negli anni Sessanta, e che prosegue tuttora. Gli albori di questa rivoluzione vengono ripercorsi da Radical Software: Women, Art & Computing 1960–1991, la retrospettiva pronta a inaugurare il 20 settembre al Mudam di Lussemburgo.50 PIONIERE DELL’ARTE DIGITALE IN MOSTRA IN LUSSEMBURGOA cura di Michelle Cotton e visitabile fino al 2 febbraio 2025, la mostra antologica riunisce oltre cento lavori (tra dipinti, sculture, installazioni, video, performance e, ovviamente, numerosi testi e immagini generati al computer) di cinquanta artiste provenienti da quattordici Paesi. Quel che emerge da questa straordinaria raccolta è una panoramica di un’era che, pur precedendo l’avvento di Internet, nasce dall’incontro dell’arte con uno strumento che avrebbe rivoluzionato il mondo: il computer. Come per le avanguardie del Novecento (dal Bauhaus al Futurismo), le artiste in questione guardavano alle tecnologie del loro tempo con stupore, “riflettendo sul modo in cui le macchine influenzavano la società”, spiega Rebecca Allen. “Ho pensato che l’era del computer sarebbe stata la tappa successiva per dar vita a una nuova forma d'arte”, aggiunge. Al suo fianco, in mostra, troviamo le opere di pioniere del calibro di Dara Birnbaum, Valie Export, Dominique Gonzalez-Foerster e Lynn Hershman Leeson.IL RAPPORTO TRA FEMMINISMO E ARTE DIGITALEPur riunendo principalmente opere analogiche, la rassegna indaga l’alba del digitale attraverso le lenti delle tendenze che hanno caratterizzato il femminismo dagli anni Sessanta ai Novanta. Così facendo, il progetto espositivo fornisce una chiave di lettura fondamentale per osservare i temi sempre più prominenti del cyberfemminismo e del post-Internet nella cultura visiva contemporanea, fornendo un contesto storico per indagare le più attuali questioni del rapporto tra tecnologia e identità. [Immagine in apertura: Lillian F. Schwartz at Bell Laboratories, Murray Hill, New Jersey, 1974 © 2024 The Henry Ford]
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