Prende il via oggi, in Lombardia, la serie di appuntamenti organizzati in occasione del cinquecentenario della morte di Raffaello. Mostre, pubblicazioni e conferenze per celebrare il mito del pittore urbinate.

In che modo la visione di Raffaello fu rivoluzionaria? Una volta creata la leggenda, chi l’ha custodita e tramandata nei secoli? Quali furono, infine, i legami tra l'urbinate e la Lombardia, e quali tesori dell'artista sono presenti oggi su questo territorio? Prende spunto da queste domande il nuovo progetto espositivo ed editoriale dal titolo Raffaello. Custodi del mito in Lombardia, un percorso ricco di eventi, mostre e appuntamenti speciali pensati in occasione del cinquecentenario della morte del “divin pittore”.Frutto della sinergia tra la Fondazione Brescia Musei e il Castello Sforzesco, il progetto coinvolge diverse istituzioni culturali della regione lombarda, toccando le città di Mantova, Cremona, Bergamo, Pavia, Crema, Busto Arsizio e soprattutto Brescia e Milano, veri baricentri dell'intera rassegna. È qui, infatti, che avranno luogo le due esposizioni principali, organizzate con l'obiettivo di valorizzare il patrimonio storico-artistico delle due città e, allo stesso tempo, omaggiare il pittore di Urbino indagando la diffusione delle sue opere nelle rispettive località.RAFFAELLO A BRESCIAA inaugurare la lunga serie di eventi è la mostra Raffaello. L'invenzione del divino pittore, la rassegna che apre oggi, 2 ottobre, all'interno del Museo di Santa Giulia di Brescia. Curata da Roberta D'Adda, la mostra presenta una collezione di stampe realizzate in Italia e in Europa dall’inizio del Cinquecento alla metà dell’Ottocento. L'obiettivo è ripercorrere la diffusione della fortuna di Raffaello in Lombardia, in un tempo nel quale l'unica modalità per conoscere le opere di artisti lontani era quella delle copie: veri e propri “surrogati” degli originali, firmati da autori minori per tramandare le forme e i tratti caratteristici della ricerca di un determinato maestro.Partendo da questi presupposti, la rassegna – aperta fino al 10 gennaio – raccoglie oltre cento reperti tra oggetti d'arte, incisioni (come quelle prodotte da Marcantonio Raimondi) e stampe (su tutte quelle di Giorgio Ghisi, Carlo Maratta, Orazio Borgianni e Volpato), creati con l'obiettivo di divulgare gli aspetti figurativi tipici dell'urbinate. La visita si completa, infine, con un itinerario in città, tra la Pinacoteca Tosio Martinengo – che custodisce le due opere di Raffaello Redentore e Angelo – e l’Ateneo di Brescia-Accademia di Scienze Lettere e Arti, che conserva una serie di stampe raffaellesche di grande formato.LA MOSTRA A MILANOLa seconda tappa del calendario è quella in programma nel capoluogo meneghino. Qui, nelle antiche sale del Castello Sforzesco, andrà in scena (dal 27 novembre al 7 marzo) Giuseppe Bossi e Raffaello al Castello Sforzesco di Milano.Curata da Claudio Salsi – con la collaborazione di Alessia Alberti, Giovanna Mori e Francesca Tasso –, la mostra raccoglie un prezioso nucleo di opere datate tra il Settecento e l'Ottocento. Si tratta di una serie di disegni del pittore e collezionista Giuseppe Bossi, per lo più ispirati ai dipinti emblematici di Raffaello. Anche in questo caso le figure di putti, amorini ed elementi figurativi tipici del grande pittore emergono in maniera evidente, testimoniando l'importanza di questi artisti e collezionisti nella promozione e nella trasmissione della fortuna di Raffaello anche in territori lontani.[Immagine in apertura: Giuseppe Bezzuoli, Scuola di Atene, 1819. Olio su tela, 167 x 227 cm. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo]
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