180 immagini sul tema della migrazione. È la mostra di Sebastião Salgado presso la Fondazione Pistoia Musei, aperta nuovamente ai visitatori dopo le settimane di quarantena.

A partire dallo scorso 18 maggio i musei e gli spazi espositivi d'Italia hanno gradualmente ripreso la loro attività, riaprendo le porte al pubblico nel rispetto dei parametri sanitari richiesti durante la cosiddetta “Fase 2”. Alle istituzioni che dal nord al sud dello Stivale stanno tornando ad accogliere i visitatori si aggiunge a partire da oggi – 21 maggio – anche la Fondazione Pistoia Musei, pronta a riaccendere i riflettori sul suo programma espositivo dopo i mesi di lockdown. A segnare l'evento la mostra Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni di Sebastião Salgado, in collaborazione con Contrasto e Pistoia ‒ Dialoghi sull’uomo, inaugurata lo scorso febbraio nelle sale di Palazzo Buontalenti / Antico Palazzo dei Vescovi e successivamente chiusa a causa dell'emergenza. Prorogata fino al 26 luglio, la rassegna racconta la storia del nostro tempo attraverso un corpus di 180 fotografie del maestro brasiliano. Da sempre attivo in difesa dei diritti civili e schierato in favore delle minoranze (solo qualche giorno fa vi avevamo parlato del suo appello in difesa delle comunità indigene dell'Amazzonia), l'artista propone un lungo percorso di immagini dal forte impatto sociale: sguardi di donne e uomini in viaggio, bambini ritratti all'interno di un campo profughi, ragazzi sospesi tra le difficoltà della sopravvivenza e la ricerca ostinata di una Terra Promessa. Una triste sequenza di esseri umani in fuga, costretti ad abbandonare la loro vita a causa delle guerre, della povertà e dei disastri naturali che minacciano la loro esistenza.CAPIRE IL PRESENTE Curata da Lélia Wanick Salgado, la mostra diventa per queste ragioni non solo il palcoscenico ottimale per esplorare la ricerca e la filosofia umanitaria dietro gli scatti dell'artista, ma anche e soprattutto il pretesto per riscoprire la nostra posizione nel mondo alla luce dell'emergenza globale non ancora conclusa. “Oggi più che mai, sento che il genere umano è uno” dice Salgado. “Vi sono differenze di colore, di lingua, di cultura e di opportunità, ma i sentimenti e le reazioni di tutte le persone si somigliano. Noi abbiamo in mano la chiave del futuro dell’umanità, ma dobbiamo capire il presente. Queste fotografie mostrano una porzione del nostro presente. Non possiamo permetterci di guardare dall’altra parte”. Per gestire e contingentare il flusso dei visitatori, l'accesso alla rassegna sarà consentito esclusivamente previa prenotazione telefonica. [Immagine in apertura: Sebastião Salgado, Water supplies are often far away from the refugee camps. Goma, Zaire. 1994. © Sebastião Salgado / Contrasto]  
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