Il dialogo tra un capolavoro del passato e la ricerca di un’artista contemporanea innesca, alle Gallerie degli Uffizi di Firenze, una riflessione su un argomento purtroppo costantemente attuale.

Affronta un tema di tragica attualità la mostra da poco inaugurata alle Gallerie degli Uffizi di Firenze: la violenza contro le donne. Al centro dell’esposizione Lo sfregio – Ilaria Sagaria / Gian Lorenzo Bernini vi è il dialogo tra la pratica della fotografa Ilaria Sagaria e un’opera emblematica del celebre scultore barocco: il busto di Costanza Piccolomini Bonarelli, amante dell’artista nonché vittima di un’aggressione al volto commissionata dallo stesso Bernini in seguito a un eccesso di gelosia. Come afferma il direttore del museo fiorentino, Eike Schmidt: “In occasione della mostra, il busto di Costanza Piccolomini Bonarelli è stato sottoposto a un restauro finanziato dalle Gallerie degli Uffizi: l’opera così si può di nuovo apprezzare appieno, grazie a questo simbolico atto di risarcimento, però contro i danni del tempo. In mostra la guardiamo non solo come un capolavoro di uno dei massimi scultori barocchi, ma siamo invitati a riflettere sull’efferata violenza dei forti contro i deboli. E a meditare sul dolore inenarrabile della sopravvivenza”.IL DIALOGO TRA GIAN LORENZO BERNINI E ILARIA SAGARIA Simbolicamente organizzata nel mese della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, il 25 novembre, la mostra accosta in maniera inedita gli scatti di Ilaria Sagaria – dedicati alle donne sfigurate con l’acido – e la scultura marmorea del Bernini realizzata intorno al 1637-38. Momentaneamente in prestito dal Museo Nazionale del Bargello (e recentemente restaurata da Maura Masini con il supporto delle Gallerie degli Uffizi), l’opera berniniana invita a riflettere su un dramma tutt'ora urgente. Allestita al secondo piano del museo, negli spazi tra le sale di Leonardo e Michelangelo, l’esposizione crea un parallelismo ideale fra la tragica vicenda di Costanza Piccolomini Bonarelli e le vittime ritratte nel ciclo fotografico di Ilaria Sagaria intitolato Il dolore non è un privilegio. Inugurata lo scorso 2 novembre con gli interventi di Filomena Lamberti (vittima di violenza con l’acido e testimonial dell’associazione Spaziodonna di Salerno), Petra Filistrucchi (vicepresidente del centro antiviolenza Artemisia di Firenze) e Jaf Shah (direttore esecutivo di Acid Survivors Trust International), la mostra sarà visibile fino al 19 dicembre. LE PAROLE DELL’ARTISTA ILARIA SAGARIA A spiegare la genesi del suo lavoro è la stessa Ilaria Sagaria: “La violenza tramite acido è un fenomeno globale che non è legato all’etnia, alla religione e tantomeno alla posizione sociale e geografica. Nonostante siano stati registrati casi di aggressione anche ai danni di uomini, rimane una forma di violenza con un impatto maggiore sulle donne. Oltre alla brutalità fisica causata da un gesto inumano, c’è il trauma psicologico da affrontare: la perdita dell’identità, la depressione e l’isolamento. Dopo la fase di ospedalizzazione, sono costrette a passare lunghi periodi chiuse dentro casa e, anche quando potrebbero uscire all’aperto, rifiutano di mostrarsi in pubblico e di affrontare lo sguardo degli altri. Mettono via gli specchi e le loro fotografie, eliminando qualsiasi cosa che possa mostrare quello che erano prima e quello che sono diventate in seguito, diventando così prigioniere di una casa privata di memoria e identità. Attraverso le loro testimonianze, ho ricostruito un racconto, una mise-en-scène fotografica che potesse restituire questi momenti senza spettacolarizzarne il dolore, concentrandomi sull’aspetto psicologico e sul concetto di identità”. [Immagine in apertura: Courtesy Tommaso Galligani/Gallerie degli Uffizi]
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