Fino al prossimo 30 ottobre, la SPURS Gallery di Pechino ospita la prima grande esposizione mai dedicata in territorio cinese alla storia artistica di Ulay, scomparso nel 2020. In mostra le sue più celebri serie di Polaroid e i contributi video relativi alle iconiche performance ideate con Marina Abramović, per molto tempo sua partner nell’arte e nella vita.

La SPURS Gallery di Pechino ha inaugurato la stagione espositiva autunnale con la prima mostra dedicata in Cina al leggendario Ulay, pioniere della performance e della body art. Curata da Sherry Lai e Hana Ostan Ožbolt, Ulay: The Great Journey, questo il titolo della rassegna in programma fino al prossimo 30 ottobre, è un denso viaggio, nella vita e nella carriera di Ulay, suddiviso in tre periodi: la sua attività artistica nei primi anni Settanta, la sua collaborazione con Marina Abramović tra il 1976 e il 1988 e il suo lavoro come solista alla fine degli anni Novanta.LA MOSTRA DI ULAY A PECHINO  Il percorso espositivo si apre, dunque, con le prime sperimentazioni condotte all'inizio degli anni Settanta, quando Ulay comincia a utilizzare la fotocamera Polaroid come strumento per catturare le trasformazioni del proprio corpo e indagare, così, il tema dell’identità. Da questi primi lavori nascono fugaci e intime performance senza pubblico come, ad esempio, S'he del 1973-74, in cui l’artista esplora le questioni di genere e i suoi lati maschili e femminili, o Retouching Bruises del 1975 che, invece, tra reale e illusorio, analizza l'anima sfuggente della fotografia. Se nelle varie azioni performative condotte in solitaria Ulay si interrogava sulla variegata sfaccettatura del proprio “io”, dal 1976 al 1988, collaborando con Marina Abramović, con cui ebbe una decennale e intensa relazione amorosa e professionale, l’artista ha cominciato a indagare il tema dell'unificazione. Ulay e Abramović, insieme, hanno infatti dato vita a memorabili performance pioneristiche, con cui si sono spinti oltre i limiti della resistenza fisica. In mostra alla SPURS Gallery è presente il rimando, tra le altre, all’iconica performance Rest Energy del 1980, in cui, per quattro intensi minuti, i due artisti tengono in tensione un arco e una freccia solo attraverso il peso dei loro corpi e la totale fiducia che ponevano l’uno nell’altro. In esposizione anche la serie di Polaroid di medie dimensioni The Lovers e i diari scritti da Ulay durante la leggendaria The Lovers: The Great Wall Walk, l’ultima performance ufficiale affrontata insieme dai due artisti. La monumentale opera, che si concluse il 27 giugno 1988 con la fine della loro relazione e del sodalizio artistico più produttivo e celebrato del XX secolo, prevedeva di percorrere in solitaria la Muraglia Cinese, partendo ciascuno da un'estremità.L'ARTE DI ULAY NEGLI ANNI NOVANTA La continua esplorazione del mezzo fotografico e la radicale fusione tra fotografia e performance hanno portato Ulay, a ridosso degli anni Novanta, a utilizzare, man mano, formati Polaroid sempre più grandi. Alla SPURS Gallery sono infatti presentate, per la prima volta, le enormi istantanee della serie Whispers, dal formato 240 x 110 cm. Tali opere fotografiche, realizzate sotto l'influenza della letteratura nichilista degli scrittori europei Samuel Beckett ed Emil Cioran, riflettono pienamente lo stato interiore di Ulay di quel periodo, esplorato poi, ancor più approfonditamente, attraverso la serie Amarilys del 1997. [Immagine in apertura: Ulay / Marina Abramović, Rest Energy, 1980, performance for video, 16 mm film transferred to digital video, color, sound, 4 min. 4 sec., copyright the artists, image courtesy Marina Abramović Archives, the ULAY Foundation, LIMA and SPURS Gallery]
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