Presentato il percorso espositivo del museo che sorgerà all'interno dell'ex carcere borbonico di Santo Stefano, a Ventotene. Una tappa fondamentale del progetto di recupero e rifunzionalizzazione di questo luogo storico al centro del Mediterraneo.

Continua a vele spiegate il processo di trasformazione dell’ex carcere situato sull’isola di Santo Stefano, al largo delle coste laziali, il polo culturale al centro del Mediterraneo. Nonostante i lavori non siano ancora entrati nel vivo, gli organi preposti alla riqualificazione del luogo hanno aggiunto un nuovo tassello a questo straordinario progetto di rinascita. Proprio ieri (6 ottobre) si è tenuta infatti la presentazione ufficiale del percorso espositivo-museale che caratterizzerà l'antica struttura borbonica, dismessa e abbandonata da cinque decenni. Un evento che ha visto la partecipazione del ministro della Cultura Dario Franceschini, il quale, accompagnato dalle altre cariche coinvolte, ha illustrato nel dettaglio le ambizioni che porteranno alla riqualificazione del sito. LA RINASCITA DELL'EX CARCERE DI SANTO STEFANO Situato su un isolotto appartenente alle isole Pontine, oggi compreso nel comune di Ventotene (in provincia di Latina), l'ex carcere rappresenta da tempo immemore un luogo di esilio. Furono gli antichi romani i primi a destinargli la funzione di detenzione, mentre si deve al re Ferdinando IV di Borbone la scelta di costruire su questo spicchio di terra in mezzo al mare un'imponente struttura carceraria di forma circolare. Solo nel 1965 il carcere smise di essere attivo, mentre circa un ventennio dopo diventò “Bene di particolare interesse storico artistico”, per poi acquisire (nel 2008) lo status di "Monumento nazionale". UN MUSEO IN MEZZO AL MEDITERRANEO Intitolato a David Sassoli – il giornalista, politico e presidente del Parlamento Europeo scomparso lo scorso 11 gennaio –, la “nuova” struttura (che dovrebbe essere ultimata nel 2025) nascerà per certi versi in opposizione al suo passato, fatto di violenza e sofferenza. Seguendo gli ideali alla base del Manifesto di Ventotene (il documento “per un'Europa libera e unita” redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, confinati proprio sull'isola), il futuro centro culturale sarà piuttosto orientato al dialogo e all'incontro, allo studio e alla creazione artistica. Una volta conclusi i lavori di messa in sicurezza (avviati quest'anno), l'intero complesso sarà convertito in un museo “in chiave europea”, atto ad accogliere mostre, residenze artistiche, attività di formazione, didattica e ricerca. “Sarà una fucina di pensieri”, ha dichiarato Franceschini: un polo culturale aperto al futuro senza tuttavia voltare le spalle al suo trascorso. COME SARÀ LA NUOVA STRUTTURA Stando a quanto si evince dal documento di presentazione ufficiale del progetto, il percorso espositivo-museale dell’ex carcere borbonico avrà come destinatari ideali turisti, famiglie e ricercatori, con itinerari di durata e complessità adeguati a ognuna di queste categorie. Le tracce del passato e i segni originali della struttura non saranno certamente demoliti, consentendo al pubblico di entrare nell'atmosfera degli ambienti, anche grazie all'uso delle nuove tecnologie (“utilizzate non per spettacolarizzare il luogo ma per agevolare il contatto, per sollecitare il pensiero critico”). Un'attenzione speciale sarà inoltre rivolta ai temi dei diritti umani e della detenzione. Una scelta dovuta, vista l'anima dello spazio, ma anche doverosa, alla luce della crisi politica ed economica in corso, e delle spinte sovraniste che minacciano gli equilibri del nostro mondo. [Immagine in apertura: ex carcere di Santo Stefano. Ventotene, Latina. Courtesy MiC]
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