“Le notti bianche” di Dostoevskij diventa un fumetto
LETTERATURA
Grande classico della letteratura di
fine Ottocento, e opera di riferimento della produzione di Fëdor
Dostoevskij, “Le notti bianche” torna in libreria in una nuova
versione illustrata. Un graphic novel che trasforma le parole del
romanzo in immagini a colori.
Concluso nel 1848, e ambientato nella
città di San Pietroburgo, Le notti bianche racconta i
sentimenti e i turbamenti interiori di un giovane sognatore russo.
Isolato dal resto della realtà e distante da qualsiasi rapporto
affettivo, il protagonista incontra una notte una ragazza di nome
Nasten'ka. Intrigata dal carattere schivo, timido e introverso di
lui, la diciassettenne decide di conoscere meglio questo passante
solitario, iniziando a confessargli parte della sua vita. L'incontro,
casuale, si rivela pertanto vitale per entrambi i giovani, che per
quattro notti trovano l'uno nell'altra uno “specchio” nel quale
vedersi. Il tutto sotto la magia inquieta di un cielo che sembra non
diventare buio mai.
IL CAPOLAVORO DI DOSTOEVSKIJ
Opera giovanile del grande scrittore
Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche è senza dubbio uno dei
componimenti più noti e amati del letterato russo. Un omaggio
all'immaginazione e alla natura malinconica degli esseri umani,
soprattutto di quelli che trovano conforto nei sogni piuttosto che
nella realtà.
A offrire una chiave di lettura moderna di questo
grande classico sono oggi Andrea Laprovitera e Carlo Rispoli, che
hanno deciso di trasformare il romanzo in un'opera a fumetti: una
trasposizione che conduce il lettore nelle magiche atmosfere della
città russa, dando forma e colore alle emozioni dei due
protagonisti. Uscito da qualche giorno per Edizioni NPE, il graphic
novel ripercorre le vicende narrate nel romanzo di Dostoevskij,
trasformando le parole del libro in immagini delicate, abili nel
riflettere le ambientazioni oniriche descritte nell'opera originale.
L'INTRODUZIONE AL FUMETTO
“Di cosa parla 'Le notti
bianche'?”, si chiede lo sceneggiatore Andrea Laprovitera
nell'introduzione al libro (nell'immagine in apertura un dettaglio
della copertina). “La risposta è estremamente semplice e
complessa allo stesso tempo, perché parla di… vita. Di vita vera e
di quella immaginata, di realtà e di sogni (quelli del
protagonista), il tutto immerso nella San Pietroburgo di inizio
secolo (quello scorso naturalmente). E proprio la città, tanto bella
quanto un po’ triste, è il terzo elemento, vivo, insieme ai due
protagonisti.
La trama in breve: un uomo che
passeggia lungo la Neva incontra una giovane ragazza, la dolce
Nasten’ka, per caso (perché i migliori incontri sono quelli
dettati dal caso) mentre San Pietroburgo
offre le sue notti bianche quando il sole non tramonta mai, donando
alla città una luce particolare. Le notti quindi non diventano mai
buie del tutto, anche se buio è il cuore del protagonista. Notare
una cosa del breve romanzo di Dostoevskij: il protagonista non ha un
nome, il racconto è narrato in prima persona, così che l’autore
non nomina mai il suo protagonista e nemmeno nei dialoghi con
Nasten’ka viene mai pronunciato il suo nome di battesimo. Rimane
così, per sempre e per tutti, un personaggio senza nome e, proprio
per questo, universale. Non è nessuno ed è, allo stesso tempo,
tutti noi; incarna lo spirito e l’essenza di ogni romantico
sognatore, di ogni uomo (o donna) che ha inseguito un’ideale”.