Al Palazzo del Monte di Pietà di Padova è in corso “L’occhio in gioco”, la mostra che mette alla prova i limiti della percezione visiva. All'interno del percorso espositivo esperimenti scientifici, studi sull'ottica e opere d'arte sorprendenti.

“L’occhio guarda, cattura, legge, ordina, compone. Ma può essere ingannato, raggirato, imbrogliato. E questa mostra, camminando sul confine tra arte e scienza, tra colore e movimento, racconta nei secoli la sottile differenza tra ciò che è vero e ciò che potrebbe esserlo ma non lo è”. Si concentra tutta in queste poche righe la mission de L'occhio in gioco, la rassegna attualmente in corso al Palazzo del Monte di Pietà di Padova. Un progetto che sfida la percezione visiva del pubblico, rivelando limiti e possibilità del nostro sguardo sul reale. UNA MOSTRA FRA ARTE E SCIENZA Curata da un team composto da Luca Massimo Barbero (per la parte storica) e da Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova (per ciò che concerne la parte più propriamente scientifica e dedicata alla psicologia della percezione), la rassegna mette in scena decine di dipinti, fotografie, oggetti tecnici e sculture scelti per la loro natura ibrida, ovvero per la loro capacità di ingannare l'occhio umano rivelandosi in maniera altra rispetto alla realtà. Studi sull'ottica e sulla teoria del colore, e approfondimenti di natura scientifica, attraversano tutto il percorso espositivo, che coniuga abilmente arte e ricerca offrendo ai visitatori un viaggio esperienziale che trascende i confini delle singole discipline. GLI ARTISTI E LE OPERE IN MOSTRA A PADOVA Sono tanti gli artisti in mostra, a partire dai grandi protagonisti del Novecento che più di altri si sono confrontati con il tema della percezione dell'occhio umano. Da Alexander Calder (noto per le sue sculture cinetiche) a Bruno Munari (autore di numerosi esperimenti mirati a stimolare l'immaginazione); da Marcel Duchamp al pittore ungherese Victor Vasarely (fondatore della Optical Art). Ai lavori di questi autori, ai quali si aggiungono quelli di Georges-Pierre Seurat, Vasilij Kandinskij, Paul Klee e Umberto Boccioni, il percorso espositivo accosta antiche miniature, mappe celesti e costruzioni Bauhaus, rivelando un'inaspettata continuità tra le epoche.UNA MOSTRA DIFFUSA Aperta al pubblico fino al 26 febbraio, la mostra continua anche oltre i confini del Palazzo del Monte di Pietà, conquistando location differenti con installazioni diffuse all'interno della città: tra queste la grande spirale di cinque metri di Marina Apollonio nel Cortile Antico del Bo e le illusioni ottiche create da Edoardo Landi nella cornice dell’Orto Botanico. [Immagine in apertura: Disco base per zootropio, Wheel of life, edito da H.G. Clarke & Co., Londra 1870. Torino, Museo Nazionale del Cinema © Museo Nazionale del Cinema, Torino / photo Giorgio Tovo]
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