Parallelamente alla mostra “Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba”, il Museo del Tessuto di Prato ha dato alle stampe una guida ai luoghi del compositore toscano: uno strumento “tascabile” per conoscere l'eredità del maestro e dei suoi collaboratori.

In occasione della rassegnaTurandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba – in corso fino al 21 novembre –, il Museo del Tessuto di Prato rende omaggio a questi tre protagonisti del teatro e dell'opera del secondo Ottocento. A raccogliere e a tramandare in maniera inconsueta l'eredità del grande compositore di Lucca, del pittore e decoratore Galileo Chini e del costumista Luigi Sapelli (anche noto come Caramba) è la nuova guida tascabile Passaporto Turandot: un volume pensato per offrire al pubblico una serie di itinerari turistico-culturali sulle tracce dei tre maestri. PASSAPORTO TURANDOT Sono diversi i luoghi presentati all'interno del libricino, tutti disseminati sul territorio toscano: dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze – custode di oltre seicento cimeli orientali riportati da Galileo Chini al rientro dal suo viaggio in Thailandia nel 1913 – al Chini Museo di Borgo San Lorenzo – sede dei capolavori ceramici del poliedrico artista; e poi ancora il Puccini Museum – la casa natale di Lucca del celebre compositore – e la Villa Museo Giacomo Puccini di Torre del Lago – dimora nell'area periferica di Viareggio che conserva ancora il suo aspetto originale, così come lasciata dal maestro nel 1926. LA MOSTRA AL MUSEO DEL TESSUTO I percorsi suggeriti nel volume (che può essere richiesto in tutte le sedi che partecipano all'iniziativa) sono da intendere come “estensioni” outdoor della rassegna: suggerimenti utili ad ampliare le proprie conoscenze sui protagonisti della mostra, prima o dopo averne esplorato il percorso. Visitabile fino al 21 novembre, Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba si sofferma infatti sull'operato dei tre maestri, presentando un insieme di costumi e gioielli di scena risalenti alla prima assoluta della Turandot. Ritrovati accidentalmente nel 2018, all'interno di un baule “misterioso” appartenuto al soprano pratese Iva Pacetti, gli oggetti ricostruiscono le vicende che hanno portato il grande compositore toscano a scegliere Galileo Chini per la realizzazione delle scenografie della celebre opera in tre atti, andata in scena per la prima volta alla Scala di Milano il 25 aprile 1926. [Immagine in apertura: Passaporto Turandot]
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