Due artiste, in collaborazione con scienziati e cittadini, hanno sviluppato la prima casa appositamente concepita la vita  su Marte. Il progetto di ricerca vuole però essere anche un punto di partenza per rivalutare la nostra esistenza sulla Terra e riflettere su un futuro più sostenibile.

Building a Martian House è il nome di un progetto di arte pubblica realizzato a Bristol, nel Regno Unito, presso l’M Shed Square, dalle artiste Ella Good e Nicki Kent. Si tratta di un lavoro sperimentale, e in continua evoluzione, che propone un prototipo per una vera e propria casa pensata per essere collocata su Marte. Con l’intento di rivalutare le nostre vite sulla Terra, riflettere sul morboso rapporto con il consumismo e sulla possibilità di un avvenire più sostenibile, i visitatori della speciale casa "marziana" sono chiamati, fino alla fine di ottobre, a partecipare a talk e workshop, a interagire con il lavoro e a fornire spunti, idee e soluzioni.IL PROGETTO DELLA PRIMA CASA PER VIVERE SU MARTE Per lo sviluppo del progetto, pensato come un "guscio vuoto" che prende vita grazie ai feedback della comunità, alle artiste Ella Good e Nicki Kent sono serviti ben sette anni di ricerca condotti a fianco di scienziati, architetti, ingegneri, ma anche a bambini delle scuole elementari. Tra i partner che hanno contribuito alla realizzazione dell'ambiziosa iniziativa (finanziato da The Edward Marshall Trust), figurano l’affermato studio britannico Hugh Broughton Architects, famoso anche per aver realizzato la Halley VI, la mitica stazione di ricerca sita in Antartide; e lo studio multidisciplinare PEARCE+. IMMAGINANDO IL FUTURO DELL'UMANITÀ A BRISTOL Affinché siano poi indagati tutti i possibili, ed eventuali, aspetti di una vita futura – autosufficiente – su Marte, il progetto si è avvalso della collaborazione di ulteriori esperti e studiosi in materia. Come, ad esempio, quella dell’artista visiva Dr Katy Connor che attraverso il programma Growing Liveable Worlds: Ethical encounters between human andplant life ha portato, all’interno della speciale struttura, uno spazio adibito alla coltivazione idroponica delle piante. Oppure, quella della celebre textile designer Anurita Chandola, la cui ricerca attuale si concentra proprio sulla creazione di una collezione di vestiti per futuri viaggiatori spaziali. Il contributo dell’artista in Building a Martian House comprende l’organizzazione di workshop sulla colorazione di tessuti mediante tinte naturali ricavate proprio dalle specie vegetali coltivate in casa in soluzioni acquose. [Immagine in apertura: Building a Martian House © Luke O'Donovan]
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