In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe

Martedì 1° novembre – dalle ore 21:15

Un nuovo appuntamento con la serie In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe, condotta su Sky Arte da Carlo Lucarelli, attende gli appassionati del lato dark delle favole martedì 1° novembre, con quattro episodi in onda uno dopo l’altro. Si inizia con una giovane ragazza, molto bella, che vive rinchiusa in una torre altissima dotata di soltanto tre finestre. In origine le finestre erano due, ma è la ragazza a chiedere che ne venga aperta una terza, in onore della Santa Trinità. La giovane è stata rinchiusa dal padre, che vuole tenerla lontana dai corteggiatori. Sembra la storia di Rapunzel, la fiaba dei fratelli Grimm, ma non è così. È una storia vera accaduta moltissimi secoli fa, e la giovane rinchiusa nella torre dal padre è solo una delle tantissime donne che per i motivi più svariati vengono segregate o, addirittura, murate vive. È lei a ispirare l’episodio intitolato Raperonzolo, murata viva. Un salto nel tempo ci porta nel 2010, all’archivio della Tate di Londra, dove viene ritrovato ed esaminato il diario di uno scalpellino inglese, Henry Sibson. L’uomo ha lavorato a Parigi durante il periodo dei primi restauri di Notre-Dame e nel diario racconta di aver conosciuto uno degli individui più gentili mai incontrati: gli scalpellini che lavorano a Notre-Dame gli hanno dato un soprannome, Le Bossu, Il Gobbo. Nei pressi di Notre-Dame, proprio in quegli anni, vive anche Victor Hugo, l’autore di Notre-Dame de Paris, il romanzo che ha per protagonista Quasimodo, il gobbo di Notre-Dame. È facile pensare che anche Hugo lo abbia conosciuto, e che sia stato proprio lui a ispirargli il personaggio del suo romanzo. Quello che è più difficile capire è come un romanzo così tragico possa essere diventato una delle storie più famose realizzate da Walt Disney. Lucarelli ci aiuterà a scoprirlo durante l’episodio intitolato Quasimodo, il mostro di Notre-Dame. A volte le fiabe per bambini nascondono eventi drammatici, fatti di cronaca antichissimi che hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo e che con il passare del tempo sono diventati leggende, rendendo difficile rintracciarne le origini. Una di queste fiabe è il Pifferaio magico che libera la città di Hamelin dai ratti, ma poi rapisce tutti i bambini perché non viene pagato. La leggenda è la fonte di ispirazione dell’omonima fiaba dei fratelli Grimm, ma la sparizione di 130 bambini sul finire del Duecento è realtà. In alcuni documenti del XIV e del XVII secolo conservati in città si parla di una vetrata del Trecento in una delle chiese cittadine, andata distrutta. Su questa vetrata era raffigurato un uomo che suonava il piffero e dietro di lui una lunga fila di bambini che lo seguivano. Inoltre, affissa al muro di una casa di Hamelin, c'è una scritta risalente al 1600 circa che recita: “Anno 1284, nel giorno di San Giovanni e Paolo, il 26 giugno, un pifferaio con abiti variopinti adescò 130 bambini nati ad Hamelin che furono persi al calvario del Koppen”. Chi fosse questo pifferaio e perché abbia rapito tutti questi bambini è un mistero senza fine. La serata si conclude con la vicenda di una giovane donna come tante, dalla pelle delicata e dai profondi occhi a mandorla decisi e coraggiosi. Quando il suo Paese, la Cina, viene attaccato dalle tribù nomadi, non ci pensa due volte, si taglia i lunghi capelli neri, si veste da uomo e parte per la guerra al posto del suo vecchio padre malato. Il suo nome è Mulan, ed è un'eroina la cui fama è immortale, protagonista di un antico poema cinese del VI secolo, ma anche di un film di animazione della Disney che racconta le sue gesta. Oltre ai fatti realmente accaduti e alla loro interpretazione disneyana, esiste anche un'altra versione della vicenda. Verso la fine del Seicento, più di mille anni dopo il primo poema su di lei, durante l'epoca della dinastia Ming, un autore cinese riscrive la storia di Mulan, e questa volta il suo coraggio e le sue vittorie non sono sufficienti a renderla una donna libera.
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