I Romantici

Lunedì 14 marzo – ore 21:15

Nel secondo episodio della serie I Romantici, in onda su Sky Arte lunedì 14 marzo, Simon Schama, grazie ai contributi di Tobias Menzies, Peter Doherty, Piotr Anderszewski e Sir David Attenborough, esplora il legame che unì l’approccio romantico alla dimensione inconscia. La narrazione prende le mosse dalla storia di uno dei più noti romanzieri e poeti francesi, Victor Hugo. Oltre a realizzare il suo indiscusso capolavoro letterario, Les Misérables, Hugo ricorse al disegno per trascrivere il contenuto dei suoi sogni e dei suoi incubi. Lasciando che l’inconscio prendesse il sopravvento, Victor Hugo si trovò faccia a faccia con i molti traumi del suo passato e il suo lavoro è oggi considerato come uno dei primi esercizi di autobiografia terapeutica, precursore di Surrealismo ed Espressionismo. Molto prima di Sigmund Freud e dell'invenzione della moderna psicoanalisi, furono i romantici a diventare i primi intrepidi esploratori degli angoli più profondi e oscuri della mente umana, esponendosi ai rischi che tutto ciò comportava. Al Fitzwilliam Museum di Cambridge, Simon fa risalire le origini di questa rivoluzione alle stampe di Giambattista Piranesi, un veneziano incisore e architetto residente a Roma tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Cinquanta del Settecento. Le sue prigioni immaginarie aprono varchi nell’inconscio collettivo, diventando esempio per i successori di Piranesi, come il poeta Samuel Taylor Coleridge e il giornalista, scrittore e aspirante poeta Thomas de Quincey. Entrambi ricorsero all'oppio per sondare i loro mondi interiori, dando poi forma a due pietre miliari della letteratura romantica: Kubla Khan di Coleridge e le Confessioni di un mangiatore d'oppio di de Quincey. Impegnati a scandagliare le profondità del loro inconscio, i romantici si trovarono a fare i conti con la follia. Proprio come accadde al compositore tedesco Robert Schumann. Un romantico, però, trovò il modo di evitare la sorte di tanti colleghi e amici: il poeta William Wordsworth, che individuò nella natura un appiglio per non finire nel vortice dell’ossessione e della pazzia, come dimostrato dalla celeberrima poesia Tintern Abbey.
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