Chi si ferma è perduto

Domenica 14 novembre – dalle ore 20:35

Pochissimi scrittori riescono a firmare un grande libro, e ancora meno autori, con la loro opera, danno vita a un nuovo filone di narrazioni. Mary Shelley, non ancora ventenne, è riuscita in entrambe le imprese. A lei è dedicato il primo episodio della serie Chi si ferma è perduto in onda su Sky Arte domenica 14 novembre. Il talento letterario di Shelley non veniva dal nulla, ma derivava da una storia familiare unica nel suo genere: figlia di un filosofo radicale e di una delle poche pensatrici riconosciute dell’epoca, Mary è immersa nell’ambiente culturale inglese al punto da conoscere giovanissima l’amore della sua vita, il poeta Percy Shelley. Shelley la trasporta in un mondo fuori dagli schemi, dove la passione per la scrittura si mescola a una vita vissuta oltre le convenzioni della morale borghese. Il loro amore è simbiotico e contraddittorio, caratterizzato dalla continua ricerca di un ideale di libertà a cui però i due attribuiscono un significato molto diverso: per Mary essere liberi significa scegliere la direzione della propria vita e con chi condividerla, per Shelley significa poter amare più donne contemporaneamente. Questo contrasto esplode durante tre grandi viaggi, due dei quali fondamentali per la storia della letteratura moderna. Nel 1816, infatti, a Villa Diodati, sul lago di Ginevra, Mary Shelley, Lord Byron e John Polidori, sfidandosi in una gara di scrittura, danno vita al filone della letteratura horror contemporanea. E dal 1818 al 1823 attraversano l’Italia, nel solco di un tragico Grand Tour che terminerà con il naufragio di Percy, tra Livorno e La Spezia. La voce narrante è, come sempre, quella di Neri Marcorè, le illustrazioni sono di Gianmarco Veronesi e la colonna sonora originale è firmata da Stefano Pilia. Restando in tema di horror, il secondo episodio in onda domenica è intitolato a Howard Phillips Lovecraft, conosciuto come “il solitario di Providence”. Secondo questa vulgata H.P., ignorato dalla quasi totalità del mondo editoriale, sarebbe rimasto per tutta la vita nella sua adorata città natale, limitando al minimo i viaggi al di fuori del Rhode Island. Anche i contatti umani sarebbero stati decisamente pochi, e questo avrebbe contribuito a giustificare le sue ristrette vedute politiche: un provinciale a tutti gli effetti, sia dal punto di vista filosofico sia geografico. Ma in realtà Lovecraft ha avuto una vita molto più complessa – come provano le circa diecimila lettere che ci ha lasciato – e una grande ricchezza interiore. Il solitario di Providence, infatti, aveva una sua peculiare concezione dell’amicizia (come, del resto, di ogni aspetto della vita) ma non è stato mai davvero solo: aveva un gran numero di corrispondenti sparsi in tutta l’America, e faceva parte di un gruppo di scrittori, il Kalem Club, che si riuniva tutte le settimane a New York. Le illustrazioni sono di Valerio Befani e la colonna sonora originale è di Sebastiano De Gennaro.
PUBBLICITÀ