La Pergola – Confessioni di un teatro

Giovedì 30 settembre – ore 21:15

Ripercorre la storia di un celebre teatro fiorentino il documentario La Pergola – Confessioni di un teatro, in onda su Sky Arte giovedì 30 settembre. Diretta da Giorgio Testi e prodotta da Pulse Films, la pellicola, che conta anche su un cammeo di Manuel Agnelli, cede la parola a Stefano Accorsi e alla musiche di Rodrigo D’Erasmo per descrivere le evoluzioni del teatro La Pergola, istituito nel Seicento ispirandosi, nel nome, al pergolato che sorgeva nelle vicinanze. Fu il gruppo di aristocratici appassionati di teatro e ideatori dell’accademia teatrale degli Immobili a individuare nella futura Pergola il luogo ideale per mettere in scena opere liriche rappresentate in occasioni particolari legate alla Corte, dei Medici prima e dei Lorena dopo, come la nascita o un matrimonio di uno dei rampolli della famiglia, mentre la prosa è bandita, relegata in altre sale. Insomma, alla Pergola il teatro è divertimento e celebrazione dell’élite cittadina, un’occasione mondana dove, mentre si assiste allo spettacolo, nei palchi si chiacchiera, si mangia, si beve, addirittura si amoreggia e si gioca a carte, come avveniva nei salotti privati dei palazzi cittadini. Questo rapporto con il potere fiorentino e non solo sarà una costante della Pergola anche nei secoli successivi, pur trasformandosi via via in un’impresa commerciale. Fare teatro costa e gli Immobili, sempre mantenendo la proprietà del teatro, iniziano ad appaltare i costi di produzione a impresari specializzati, che investono i proprio soldi con l’intento di guadagnare. Il che significa variare la programmazione per andare incontro a un pubblico non più soltanto aristocratico, includendo balletti e opere buffe, e allungare la stagione teatrale perché non si riduca più a poche occasioni durante l’anno. La vita della Pergola è segnata da questa dialettica incessante tra fedeltà al passato e voglia, o necessità, di sperimentare strade nuove. Con il passare del tempo la borghesia entra a pieno titolo nei palchi della Pergola per assistere al trionfo del melodramma, mentre le sovvenzioni, un tempo garantite dalla Corte e poi dal neonato Stato italiano, cessano creando problemi di liquidità. La Pergola deve imparare a camminare sulle proprie gambe e lo farà nel Novecento, dimostrando una vitalità inesauribile. La musica, dopo secoli di dominio, lascia il posto alla prosa che ora occupa la maggior parte dei cartelloni, con spettacoli memorabili come Rosmersholm di Ibsen, con la Duse protagonista e l’innovatore Gordon Craig alla regia. La prosa vuol dire anche teatro dialettale, spettacoli di rivista, spettacoli per bambini con una varietà di offerte fatte per richiamare il pubblico pagante. Soprattutto vuol dire “teatro di regia”, perché nel Novecento non è più l’attore-mattatore a farla da padrone, ma è il regista a dare la sua impronta personale allo spettacolo, secondo una linea che trionfa in tutta Europa. Alla Pergola il pubblico ora può applaudire il meglio della produzione contemporanea, messa in scena da registi come Strehler e Visconti. Ma anche qualcosa di più. Il teatro fiorentino diventa un luogo vivo, dove si fa cultura attraverso conferenze, incontri con il pubblico e una vera e propria attività pedagogica con le scuole di recitazione che attraggono alla Pergola maestri come Orazio Costa, Eduardo De Filippo, Vittorio Gassmann e oggi Pierfrancesco Favino. Il teatro non è più spazio privato dell’élite cittadina ma cuore pulsante della città, tanto che gli Immobili, nel 1942, escono di scena vendendo la proprietà dello stabile allo Stato Italiano. Un’epoca gloriosa finisce ma, grazie all’intelligenza di direttori lungimiranti come Spadoni, Toffanelli e oggi Marco Giorgetti, anche nel nuovo millennio la Pergola continua a restare un luogo vivo, un punto di riferimento imprescindibile.
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