Le diverse modalità di fruizione delle opere d’arte, dall'antichità ai giorni nostri, sono al centro della meticolosa e divertente analisi critica presentata in un saggio di recente pubblicazione, che esamina come il concetto di pubblico sia cambiato nel tempo e come l'arte sia stata influenzata da queste trasformazioni.

Dalle mitiche opere di Apelle, forse il pittore più famoso dell'Antica Grecia, ai graffiti di Banksy, passando per i quadri di Leonardo da Vinci e i capolavori custoditi al Musée du Louvre, il rapporto tra opera d’arte e pubblico ha conosciuto diverse svolte ed evoluzioni nel corso dei secoli, tutte accuratamente documentate in un nuovo saggio, scritto dallo storico dell’arte elvetico Oskar Bätschmann e intitolato Il pubblico dell'arte. Una breve storia (nell'immagine in apertura un dettaglio della copertina). Il volume, pubblicato da Johan & Levi editore e disponibile in libreria da qualche giorno, offre una panoramica completa di epoche e contesti in cui l'arte è stata apprezzata e criticata dal grande pubblico, nonché dei periodi in cui si affermò invece l’idea che le opere di maggior valore dovessero essere appannaggio di una élite circoscritta. L’excursus del libro si conclude ai tempi nostri, prendendo in esame due dei tratti maggiormente caratterizzanti del panorama culturale degli ultimi decenni, ossia la crescente domanda e il conseguente successo di eventi espositivi di grande richiamo.LA STORIA DEL COMPLESSO RAPPORTO TRA ARTE E PUBBLICORipercorrendo le trasformazioni delle modalità di fruizione dell'arte, dall’antichità all’età contemporanea, l’autore esamina come con l'avvento della rivoluzione industriale e della globalizzazione sia mutata l’idea stessa di pubblico. Infatti, mentre nell’antichità gli artisti amavano presentare a tutti le proprie opere, prestando grande attenzione ai giudizi espressi dalla cosiddetta “vox populi”, a partire dal XVIII secolo le opere d’arte finirono per essere create a uso e consumo esclusivo di una ristretta cerchia di persone, introducendo l’idea che gusto e sensibilità artistica fossero due categorie riservate all’élite colta dominante, a discapito degli interessi del grande pubblico. È solo in tempi relativamente recenti che l'arte è tornata accessibile a un'ampia fascia di persone. Grazie ai numerosi riferimenti bibliografici e a un ricco apparato iconografico, il saggio analizza il contributo offerto dalle esposizioni, dai musei e dalle istituzioni culturali al processo di democratizzazione dell'arte, evidenziando come il pubblico abbia finito per influenzare moltissime tendenze artistiche e culturali in epoca contemporanea.UN’ANALISI DELLA FRUIZIONE DELL’ARTE DALL'ANTICA GRECIA A OGGIFin dal prologo, il libro di Bätschmann offre una riflessione approfondita sul tema, sottolineando come “la storia dell’arte deve ancora scoprire il pubblico dell’arte”, e provando di conseguenza a delineare i confini di una prima storiografia dei “consumatori di cultura”. Il saggio evidenzia altresì il ruolo chiave svolto dal pubblico nella produzione artistica e nella sua ricezione: in tal modo, Il pubblico dell'arte porta al centro dell’attenzione il possibile futuro di un rapporto che sembra vivere oggi una fase nuova, esplorando al tempo stesso le sfide e le opportunità che si presentano in un mondo in continua evoluzione.
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