Se n'è andato a Berlino, all'età di 81 anni, lo scultore e attivista Jimmie Durham. Leone d’Oro alla Carriera alla 58.Biennale di Venezia, nel 2019, è stato uno degli artisti più influenti della scena internazionale contemporanea.

Scultore, performer, saggista, poeta e attivista tra i più influenti della sua generazione. È scomparso oggi (17 novembre), all'età di 81 anni, il grande artista Jimmie Durham, figura di riferimento della scena internazionale. Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia del 2019, Durham è meglio conosciuto per le sue sculture, opere quasi sempre di grande formato nelle quali oggetti quotidiani e materiali “poveri” sono assemblati in forme vivide e di forte impatto. Una carriera “sovversiva”, quella dell'artista statunitense, impegnato con la sua produzione a ribaltare luoghi comuni e status symbol della cultura occidentale. LA VITA DI JIMMIE DURHAM Nato a Houston, in Texas, nel 1940, dopo gli studi d'arte condotti a Ginevra Jimmie Durham inizia la sua attività a sostegno dei diritti dei nativi americani. Negli anni Settanta l'artista abbraccia a pieno titolo l'attività politica, diventando peraltro direttore dell'Indian Treaty Council e rappresentante delle Nazioni Unite. Autore polivalente, capace di confrontarsi nell'arco dei suoi cinquant'anni di carriera con scultura, scrittura, disegno e arti performative, Durham ha presentato la sua produzione presso le più importanti istituzioni internazionali: dal Whitney Museum di New York all'Hammer Museum di Los Angeles, dall'Institute of Contemporary Arts di Londra al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. L'AMORE PER L'ITALIA Forte, infine, il rapporto con il nostro Paese. A confermarlo la prolifica collaborazione con il Museo Madre di Napoli (storico il “presepe artistico” realizzato per l'istituzione campana nel 2016), il MAXXI di Roma e la Fondazione Querini Stampalia di Venezia (dove Durham è stato ospite nel 2015 con una mostra dedicata alla bellezza e alla fragilità della città lagunare). [Immagine in apertura: LABINAC, ritratto di Maria Thereza Alves e Jimmie Durham, Fotografia: Kai-Morten Vollmer]
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