L’azione “integrata” di Calatrava nella cappella settecentesca disegnata da Ferdinando Sanfelice si è concretizzata grazie alla maestria degli artigiani campani, depositari di antichi saperi e tradizioni. Da poco svelata, va a integrare il percorso della mostra dedicata all’architetto e artista spagnolo allestita a Capodimonte.

Il soffitto come un cielo stellato, con gli astri di porcellana che emergono da un fondo dello stesso blu oltremare usato per le pareti; le vetrate dipinte a mano con la tecnica della cucitura a piombo; le nicchie impreziosite con motivi di fiori e foglie ispirati all’iconografia sacra; i paramenti realizzati in seta preziosa di San Leucio; i vasi e i candelabri creati insieme agli studenti e ai maestri artigiani dell’Istituto ad Indirizzo Raro Caselli – Real Fabbrica di Capodimonte.  Quella da poco portata a termine da Santiago Calatrava nella Cappella di San Gennaro, all’interno del Real Bosco, è una vera e propria “opera d’arte totale”, che può riportare alla mente precedenti illustri come la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire di Vence, in Provenza, decorata da Henri Matisse tra il 1949 e il 1951. L’architetto spagnolo, tra i più importanti a livello mondiale, ha completamente ripensato gli interni del piccolo edificio voluto da Carlo di Borbone e progettato da Ferdinando Sanfelice nel Settecento, e ha seguito in prima persona ogni dettaglio, in collaborazione con i più talentuosi artigiani campani. SANTIAGO CALATRAVA E NAPOLI L’intervento globale di Calatrava, in cui diverse arti – pittura, tessitura, smaltatura, per non dimenticare la porcellana che ha nella Real Fabbrica di Capodimonte una punta di diamante conosciuta e apprezzata in tutto il mondo – convergono in un risultato unitario, completa la grande mostra Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli, già allestita a Capodimonte tra il secondo piano del Museo e l’edificio del Cellaio nel Real Bosco. Curata dal direttore Sylvain Bellanger con Robertina Calatrava, moglie di Santiago, e visitabile fino al 22 agosto, l’esposizione presenta oltre quattrocento sculture, disegni e modelli frutto del lavoro di una tra le più poliedriche menti creative in circolazione.  La “luce” alla quale si fa riferimento nel titolo è, naturalmente, quella naturale del sole che bacia Napoli per moltissimi giorni l’anno e gioca un ruolo chiave nella definizione dei volumi dell’installazione, ma anche quella dei tanti saperi artigianali che arricchiscono il tessuto produttivo campano. Oltre alla luminosità ritrovata, la cappella si è ripopolata anche di suoni, con il restauro dell’antico organo e la rimessa in funzione delle campane.  [Immagine in apertura: Santiago Calatrava, Chiesa di San Gennaro. Photo Amedeo Benestante]
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