Una scenografia ipertecnologica, tra ledwall di 12 metri, immagini 3D in slow motion e altre create dall'intelligenza artificiale, fa da sfondo alla prima di "Turandot" al Teatro alla Scala di Milano. Lo spettacolo, con la regia di Davide Livermore, debutta il 25 giugno.

L’intelligenza artificiale può rivoluzionare anche il mondo delle arti performative? La risposta è affermativa, come dimostrano le scenografie ipertecnologiche di Turandot, in scena al Teatro alla Scala di Milano il 25 giugno (e in replica il 28 giugno e il 4, 6, 9, 12 e 15 luglio). Con la regia di Davide Livermore, che realizza anche le scene insieme a Paolo Gep Cucco ed Eleonora Peronetti, lo spettacolo è tra i primi in assoluto a servirsi della tecnologia per delle quinte “sintetiche” firmate da D-Work, azienda specializzata in tech creativity legata all’opera lirica.LA “TURANDOT” DI PUCCINI ALLA SCALA DI MILANOPer lo spettacolo milanese, D-Wok ha realizzato due ledwall: uno di ben 12x9 metri, su cui prenderà vita una scenografia in 3D ispirata alla città di Pechino, e l'altro circolare e trasparente, dove verranno proiettati petali, inchiostri e foglie in slow motion, con l’obiettivo di creare una suggestiva atmosfera sospesa nel tempo. Ma il vero fiore all’occhiello di questo allestimento è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che viene coinvolta nella creazione di immaginari surreali e fiabeschi: in questa speciale Turandot, l’IA è stata infatti impiegata per creare una serie di immagini che mescolano un’estetica cinese con elementi fiabeschi e contemporanei, con figure femminili che si trasformano in pavoni e dragoni.LA TECNOLOGIA ARRIVA ANCHE A TEATROQuello presentato a Milano non è il primo spettacolo che utilizza l’arte digitale e la scenografia sintetica: sempre al Teatro alla Scala, infatti, la collaborazione tra Paolo Gep Cucco, Davide Livermore e D-wok ha già dato vita a quattro prime internazionali. Questa realtà si espande anche verso il resto del mondo, dove il coinvolgimento delle nuove tecnologie (dal ledwall 3D al videomapping, passando per la realtà aumentata) ha permesso di realizzare, tra l’altro, la prima scenografia totalmente digitale per l'Aida allestita alla Sydney Opera House, le proiezioni alle Terme di Caracalla per La Bohème e per il Don Giovanni a Orange, e gli ambienti virtuali al Teatro Bol’šoi di Mosca per Un ballo in maschera, solo per citarne alcuni.[Immagine in apertura: photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala]
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