Tra più di 64mila fotografie – realizzate da oltre 4mila fotografi provenienti da 130 Paesi –, sono stati annunciati i vincitori del più prestigioso premio di fotogiornalismo del mondo. Il riconoscimento “World Press Photo of the Year” è andato alla canadese Amber Bracken per uno straziante scatto realizzato per il “New York Times”.


Sono stati annunciati ad Amsterdam, presso la sede della World Press Photo Foundation, i vincitori della 65esima edizione del World Press Photo, il più importante concorso al mondo dedicato al fotogiornalismo.  I premi 2022 sono stati assegnati da una “giuria globale” presieduta da Rena Effendi e formata da Ernesto Benavides, Simona Ghizzoni, Tanzim Wahab, N’Goné Fall, Clare Vander Meersch e Jessica Lim. Mentre le preselezioni degli scatti, da quest’edizione guidate da una nuova strategia di valutazione più rappresentativa di tutti i Paesi e aree geografiche del mondo, sono state condotte da specifiche giurie regionali.  Prima di iniziare il tour mondiale che toccherà come prima tappa italiana la città di Torino, la World Press Photo Exhibition 2022 sarà presentata in anteprima il 15 aprile al De Nieuwe Kerk di Amsterdam. GLI SCATTI VINCITORI DEL WORLD PRESS PHOTO Il premio più ambito, ovvero quello di migliore fotografia dell’anno, è andato allo scatto Kamloops Residential School, realizzato per il New York Times dalla fotoreporter canadese Amber Bracken. La toccante e commemorativa foto realizzata nella British Columbia, Canada, immortala indumenti da bambini appesi a una fila di croci in legno piantate sul ciglio di una strada. Lungo quel sentiero, che conduce alla scuola cattolica per bambini indigeni Kamloops Indian Residential School, a seguito di testimonianze e denunce su maltrattamenti e abusi sui piccoli alunni, sono state infatti scoperte, nel 2021, circa 215 tombe.  Così la presidentessa della giuria Rena Effendi ha motivato la scelta dello scatto vincitore: “È un tipo di immagine che si insinua nella memoria, ispira una sorta di reazione sensoriale. Posso quasi sentire la quiete in questa fotografia, un momento tranquillo di resa dei conti globale per la storia della colonizzazione, non solo in Canada ma in tutto il mondo”. LE ALTRE CATEGORIE DEL CONCORSO Con l’intento di essere sempre più inclusivo, il concorso ha previsto quest’anno l’assegnazione di quattro premi generali. Accanto alle due categorie già esistenti quali il World Press Photo of The Year e il World Press Photo Story of the Year, sono state aggiunte due nuove sezioni: il World Press Photo Long-Term Project Award e il World Press Photo Open Format Award. Il lavoro Saving Forests with Fire realizzato tra gli indigeni australiani per il National Geographic/Panos Pictures da Matthew Abbott risulta, dunque, vincitore per la categoria World Press Photo Story of the Year. Il brasiliano Lalo de Almeida con il progetto Amazonian Dystopia si aggiudica, invece, il premio per il miglior progetto a lungo termine, mentre l’ecuadoregna Isadora Romero con il suo Blood is a Seed – un video di storia familiare composto da fotografie digitali e cinematografiche –, quello di World Press Photo Open Format Award. [Immagine in apertura: Kamloops Residential School © Amber Bracken, for The New York Times]
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