Yvonne Rainer: Words, Dances, Films

sulla mostra

Danzatrice, regista e poetessa, Yvonne Rainer diventa protagonista per la prima volta in Italia di una retrospettiva; a ospitarla, fino al 10 settembre prossimo, è il MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna. Intitolata Yvonne Rainer: Words, Dances, Films, la mostra ripercorre la sfaccettata carriera dell'artista statunitense, nota internazionalmente per aver rivoluzionato il mondo della danza promuovendo negli anni Sessanta un approccio minimalista. Al centro della rassegna spicca non solo la sua sua produzione coreografica, ma anche quella teorica e filmica, dando così vita a un itinerario alla scoperta dell'universo multiforme di Rainer, che abbraccia la danza e il cinema.



YVONNE RAINER IN MOSTRA A BOLOGNA


Curata da Caterina Molteni, la mostra bolognese prende avvio da Trio A, una sorta di opera “manifesto”, un video che documenta la coreografia con cui Rainer si affermò a livello internazionale. Il percorso espositivo procede con la proiezione dei cinque film sperimentali realizzati da Rainer tra il 1966 e il 1969, insieme ai più celebri lungometraggi della regista prodotti tra il 1974 e il 1996, le cui sceneggiature sono state tradotte per la prima volta in italiano: da Film about a Woman Who... fino a MURDER and murder. Tra le sue opere cinematografiche emerge, in particolare, Lives of Performers, capolavoro del 1972 in cui la danza si mescola con la struttura formale del melodramma e della soap-opera, rivelando e denunciando contemporaneamente i cliché delle donne che vivono nel patriarcato. Oltre a una serie di materiali documentativi dedicati alla produzione teorica e all'attività da coreografa dell'artista, la retrospettiva si sofferma su alcuni dei suoi testi più noti, tra cui No Manifesto. L'esposizione termina con le poesie di Rainer scritte tra gli anni Novanta e Duemila.


L'ARTISTA YVONNE RAINER TRA DANZA, CINEMA E POESIA


Nata a San Francisco nel 1934, Rainer frequenta per otto anni corsi tenuti dal coreografo Merce Cunningham e si forma insieme a ballerini del calibro di Steve Paxton e Ruth Emerson. Nel 1962 co-fonda il Judson Dance Theatre, un gruppo di artisti performativi radicali ispirati all'estetica d'avanguardia, mentre nel 19670 forma il collettivo Gran Union, un gruppo di danza collaborativo che include artiste come Trisha Brown e Barbara Dilley. Nel 1972 debutta come regista pubblicando il suo primo lungometraggio, Lives of Performers. Caratterizzata da un'impronta orientata alla riflessione sul femminismo, sulla politica radicale e sulle lotte delle minoranze, Rainer è considerata oggi una delle artiste performative più influenti del XX secolo.

[Immagine in apertura: Yvonne Rainer. Words, Dances, Films. Veduta di allestimento, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2023. Photo RMphotostudio]

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