Sabine Weiss. La poesia dell’istante

sulla mostra

La mostra Sabine Weiss. La poesia dell’istante rappresenta la più ampia retrospettiva dedicata alla fotografa franco-svizzera Sabine Weiss, esponente della corrente fotografica umanista francese, scomparsa all’età di 97 anni il 28 dicembre 2021. L’esposizione – curata da Virginie Chardin e prodotta dall’Atelier Sabine Weiss, con il supporto del Jeu de Paume e del festival internazionale Les Rencontres de la photographie d'Arles – ripercorre, attraverso oltre 200 scatti, pubblicazioni ed estratti di riviste e documentari, il lavoro della fotografa dal 1935 agli anni 2000.


SABINE WEISS IN MOSTRA A VENEZIA


Il percorso espositivo allestito alla Casa dei Tre Oci di Venezia si articola in otto sezioni cronologiche. Si parte con Da Ginevra a Parigi, 1935-1950, in cui una giovanissima Sabine scopre l’amore per la fotografia e incontra quello che diverrà suo marito e compagno di una vita, il pittore americano Hugh Weiss. Si passa poi alla sezione Comunità familiare per alienati, Dun-sur-Auron, Francia nella quale viene mostrato, per la prima volta, il reportage completo scattato all’interno di un manicomio francese per l’agenzia Magnum. Il legame con i valori della corrente umanista viene affrontato in Nascita di uno stile: prime opere personali, 1946-1952, mentre la sezione Fotografa professionista. Un decennio intenso, 1952-1962 si focalizza sulla brillante carriera della Weiss come unica fotografa donna degli anni Cinquanta al servizio dell’agenzia Rapho. In Europa “The Family of Man” rivive la fervida atmosfera del dopoguerra e sono presenti i tre scatti dell'autrice esposti nel 1955 al MoMA di New York. Ne La professione di fotografa, raccontata da Sabine Weiss è mostrato il mondo da fotografa freelance di Sabine, mentre in Affinità americane compare l’ironico racconto fotografico del primo viaggio in America dell'artista, datato 1953. Chiude la mostra la sezione Solitudine e fede 1980-2000, in cui viene esposto il suo ultimo corpus di fotografie dal carattere fortemente malinconico scattato a più di sessant’anni.


LA FOTOGRAFIA SECONDO SABINE WEISS


Oltre alle fotografie, sono presenti in mostra anche estratti di alcuni film-documentari dedicati alla Weiss come La Chambre Noire di Claude Fayard del 1965, Sabine Weiss di Jean-Pierre Franey del 2005 e Il mio lavoro come fotografa di Stéphanie Grosjean del 2014. In questi significativi spezzoni la fotografa racconta la sua vita, ricca di incontri con pittori, scultori e musicisti dell'epoca, e la sua brillante carriera professionale, ma anche la difficoltà di essere una fotografa donna e, soprattutto, di esserlo stata del dopoguerra, quando il settore era composto quasi interamente da uomini. Per questa sua intraprendenza e determinazione, Sabine Weiss rappresenta – ancora oggi – un simbolo di coraggio e libertà per tutte le donne fotografe.

[Immagine in apertura: Venditori di pane. Atene, Grecia. 1958. Credit: © Sabine Weiss]

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