L'arte controcorrente di Jean Dubuffet al Guggenheim Museum di Bilbao

Si intitola Jean Dubuffet: Ardent Celebration la grande mostra in programma al Guggenheim Museum di Bilbao dal 25 febbraio al 21 agosto 2022. Ispirandosi nel titolo a un'espressione usata dall'artista francese per descrivere la sua pratica e il rapporto con i soggetti delle sue opere, la mostra ripercorre i decenni più significativi della carriera di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2018/11/mostra-jean-dubuffet-palazzo-magnani-reggio-emilia" target="_blank">Dubuffet</a>, dagli anni Quaranta fino alle ultime serie, completate nel 1984. La maggior parte dei lavori esposti proviene dalla raccolta del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, affiancati alle opere concesse in prestito dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Del resto, il legame fra Dubuffet e il museo newyorkese fu profondo, come dimostrano le tre grandi rassegne a lui dedicate quando era ancora in vita: Jean Dubuffet 1962-66 (1966), Jean Dubuffet: A Retrospective (1973) e Jean Dubuffet: A Retrospective Glance at Eighty (1981). 
<h2>JEAN DUBUFFET IN MOSTRA A BILBAO</h2>
A emergere dalla mostra di Bilbao sarà l'approccio anti classico di Jean Dubuffet, che preferì alle convenzioni stilistiche della sua epoca un linguaggio lontano da quello accademico. Soggetti comuni erano per lui di maggior rilevanza perché espressione concreta della quotidianità. Allergico ai dettami di allora, Dubuffet volle prendere le distanze da imposizioni e codici formali, riabilitando agli occhi del pubblico temi e aspetti ritenuti di scarso valore, celebrandone invece l'autenticità. <h2>LO STILE DI JEAN DUBUFFET</h2> La sperimentazione fu uno degli elementi chiave della grammatica visiva di Dubuffet. che mise in campo materiali eterogenei come il cemento e la sabbia per dar vita a opere nelle quali l'aspetto organico e materico, appunto, risultava di primaria importanza. L'obiettivo, come sempre, era sondare nuovi territori, sia dal punto di vista tecnico sia sul piano concettuale, ponendo in discussione e scardinando i pregiudizi del suo tempo. [Immagine in apertura: Jean Dubuffet, The Misunderstanding (La Mésentente), March 12, 1978. Acrylic on paper, mounted to canvas, 139.4 x 241.9 cm. Solomon R. Guggenheim Museum, New York, By exchange 86.3405 © Jean Dubuffet, VEGAP, Bilbao, 2022]

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Bologna ospita l'arte sovversiva di Ai Weiwei

Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi

Due anni di pandemia in una mostra fotografica

Sono trascorsi due anni da quando l'irrompere della <a href="https://arte.sky.it/news/libro-street-art-coronavirus" target="_blank">pandemia </a>ha modificato la nostra esistenza in maniera globale. Il 9 marzo 2020 l’Italia entrava in lockdown e il ritmo della vita quotidiana cambiava in maniera inesorabile, mentre l'emergenza sanitaria assumeva sembianze concrete, crude e quotidiane. A fornire una cronaca precisa e accurata di quanto accaduto sono stati i fotogiornalisti dell’agenzia Parallelozero, documentando con i loro obiettivi le molte fasi della pandemia. <h2>LA MOSTRA ALLA FABBRICA DEL VAPORE DI MILANO</h2> Trae spunto da questa attività il progetto collettivo CoviDiaries. Cronaca | Memoria | Futuro, in mostra alla Fabbrica del Vapore di Milano dal 29 gennaio al 25 febbraio prossimi. Una raccolta di circa sessanta immagini e una serie di proiezioni scandiscono gli eventi e i fatti che hanno caratterizzato gli ultimi due anni, spaziando dall'esplosione dell'emergenza al suo impatto economico e sociale, dai tentativi di ripartenza all'avvio della campagna vaccinale. La mostra sarà arricchita da quattro incontri tematici ‒ al via il 3 febbraio, ogni giovedì ‒ durante i quali ricercatori, scienziati, imprenditori, filosofi, virologi, urbanisti e sociologi approfondiranno le urgenze sociali, lavorative, culturali e sanitarie rese ancora più evidenti dalla pandemia.<h2>I FOTOGIORNALISTI RACCONTANO LA PANDEMIA </h2>

“Fin da subito come Parallelozero abbiamo sentito l’esigenza di realizzare una sorta di scatola della memoria, da aprire quando tutto questo sarebbe finito”, spiega Sergio Ramazzotti, giornalista, fotografo e cofondatore di Parallelozero. “È con questo presupposto che abbiamo creato 'CoviDiaries'”. Sebbene la strada per uscire dalla pandemia sia ancora lunga,“ci sembra il momento giusto di aprire quella scatola, e vedere cosa contiene”, conclude Ramazzotti. Dopo l’esposizione nel 2020 a Bergamo, durante l’edizione speciale di <a href="https://arte.sky.it/news/festival-bergamo-periferia" target="_blank">Fotografica, Festival di Fotografia</a>, e quella del 2021 al Salone Internazionale del Libro di Torino, la mostra CoviDiaries. Cronaca | Memoria | Futuro si appresta dunque a raggiungere Milano, continuando a tessere un prezioso racconto per immagini dell'epoca complessa in cui stiamo vivendo. [Immagine in apertura: © Danilo Garcia Di Meo/Parallelozero]

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