Il concorso per i giovani fotografi under 30

<p>La Fondazione Culture e Musei e il MUSEC di Lugano, in collaborazione con la galleria 29 Arts in Progress di Milano e l'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, ha aperto le candidature per l'edizione 2023 del concorso <em>Unpublished Photo</em>, iniziativa rivolta ai fotografi nati tra il 1993 e il 2005. L'obiettivo è contribuire all'indagine fotografica senza porre vincoli di sorta, garantendo la più totale libertà creativa. Sarà una giuria composta da personalità di rilievo del mondo della fotografia, dell'arte e della cultura ad assegnare i premi.</p><h2>IL CONCORSO UNPUBLISHED PHOTO </h2></p>


<p>Verranno selezionati quattro finalisti, e tra questi una giuria indicherà il primo classificato, che vincerà un premio da 2000 franchi svizzeri, un secondo classificato, cui saranno assegnati 1500 franchi, e infine un terzo e un quarto classificato, che otterranno un riconoscimento da mille franchi ciascuno. La scelta di limitare l'età dei partecipanti alla fascia compresa tra i 18 e i 30 anni è una prova dell'attenzione nei confronti delle giovani promesse della fotografia. Il premio, tuttavia, non sarà solo in denaro: la De Pietri Artphilein Foundation, partner del concorso, realizzerà un libro d'artista in edizione limitata dedicato al progetto di uno dei fotografi finalisti.</p><h2>COME PARTECIPARE<strong> </strong></h2></p>


<p>Il Museo delle Culture di Lugano ospiterà anche quest'anno una mostra delle opere dei finalisti del concorso, che avrà luogo dal 15 dicembre 2023 al 18 febbraio 2024. Al termine della mostra, le opere entreranno a far parte delle ricchissime collezioni del museo di Lugano. Per partecipare i candidati dovranno sottoporre gratuitamente i loro scatti alla giuria entro al prossimo 16 aprile: affinché la proposta possa essere valutata, sarà necessario realizzare un portfolio composto da 10 immagini stilisticamente coerenti su un tema prescelto. È richiesta anche una descrizione del progetto e una breve biografia. Il modulo di adesione e il regolamento del concorso si trovano sulla <a href="https://www.fcmusei.ch/contest/" target="_blank">pagina web</a> del concorso. </p> <p>[Immagine in apertura: Foto di Jannis Edelmann su Unsplash]</p>

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<p>Quanti modi ci sono per fare i conti con la propria storia? Come indurre le nuove generazioni a riconoscere gli errori del passato, facendo in modo che gli eventi più tragici della narrazione collettiva non si ripetano mai più? Risponde a queste domande la mostra  <em>Slavery. Ten True Stories of Dutch Colonial Slavery</em>, il progetto espositivo in corso fino al prossimo 30 marzo presso la sede newyorkese delle Nazioni Unite.</p> <p>Allestita negli ambiente della lobby dell'edificio <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/04/onu-call-artisti-coronavirus" target="_blank">quartier generale dell'ONU</a>, la rassegna affronta il tema della schiavitù, approfondendo le storie di uomini e donne strappati dalle loro terre e dalle loro comunità a causa del colonialismo.  </p>
<p><h2>RACCONTARE LA SCHIAVITÙ</h2> <p><a href="https://arte.sky.it/news/mostra-amsterdam-schiavitu-rijksmuseum" target="_blank">Già presentata nel 2021 nelle sale del Rijksmuseum di Amsterdam</a>, il prestigioso museo nazionale dedito alle arti e alla storia dei Paesi Bassi, la mostra è la prima di questo genere interamente dedicata all'argomento. E non è un caso che a essere scelto come sede del percorso espositivo sia proprio il “palazzo di vetro” che ospita gli uffici dell'organizzazione nata per promuovere la pace e la sicurezza internazionale. Obiettivo del progetto è infatti sì affrontare quanto avvenuto in passato, nella fattispecie prendendo ad esempio il ruolo dei Paesi Bassi nella deportazione di esseri umani dall'Africa e dal Sudamerica, ma anche e soprattutto invitare i visitatori (centinaia di politici e diplomatici che ogni giorno attraversano l'edificio) a riconoscere gli errori di ieri, schierandosi contro il razzismo e contro le forme di colonialismo ancora presenti.  </p>
<p><h2>LE ALTRE TAPPE DEL PROGETTO</h2> <p>Così come già nella prima tappa olandese, la mostra (che è stata accompagnata nel corso delle settimane di apertura da un panel di discussioni e incontri sul tema) si sofferma in particolare su dieci storie realmente accadute: si tratta di vicende di donne e uomini che hanno vissuto in prima persona le ingiustizie della schiavitù, resistendo e opponendosi guidati dal desiderio di libertà. Le esperienze di queste persone, raccontate con una serie di fotografie e testi impressi su pannelli, sono collocate intorno a un unico oggetto che si staglia al centro della sala: uno strumento di coercizione in legno, usato nell'Ottocento dai coloni olandesi per impedire agli schiavi di fuggire.</p> <p>Incluso nel più ampio <em>United Nations Outreach Programme on the Transatlantic Slave Trade and Slavery</em>, il progetto espositivo continuerà il suo viaggio in giro per il mondo, toccando altre sedi delle Nazioni Unite, fino al 31 dicembre 2024.  </p>
<p>[Immagine in apertura: Rijksmuseum Slavery Exhibition at the UN Headquarters, 27 Feb-30 March 2023. Photo Richard Koek]</p>

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