Addio allo storico dell'arte Antonio Paolucci

<p>Il mondo della cultura piange lo storico dell’arte <a href="https://arte.sky.it/news/libro-arte-italiana-antonio-paolucci" target="_blank">Antonio Paolucci</a>, scomparso oggi, 5 febbraio, a Firenze, all’età di 84 anni. Tra i massimi esperti del <a href="https://arte.sky.it/news/rinascimenti-segreti-programmi-tv-5-ottobre" target="_blank">Rinascimento italiano</a> e critico d’arte di fama mondiale, Paolucci era una delle figure più eminenti e colte del panorama culturale contemporaneo. Allievo di Roberto Longhi, altro “mostro sacro” della disciplina storico-artistica, Paolucci è stato il primo soprintendente al Polo Museale Fiorentino, nonché direttore dei Musei Vaticani dal 2007 al 2016.</p><h2>CHI ERA ANTONIO PAOLUCCI</h2> <p>Nato a Rimini il 29 settembre 1939, Antonio Paolucci studia a Firenze con Longhi, per poi specializzarsi, sempre in Storia dell’Arte, a Bologna, sotto l’ala di Francesco Arcangeli. Affermandosi rapidamente come critico e museologo a livello internazionale, lo storico si dedica con perseveranza alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione del patrimonio artistico italiano. </p> <p>Dal 1980 al 1986 è soprintendente per i Beni Artistici e Storici prima a Venezia, poi a Verona e infine a Mantova, mentre dal 1986 al 1988 ricopre il ruolo di direttore dell'<a href="https://arte.sky.it/news/stanza-segreta-michelangelo-visita-firenze-cappelle-medicee" target="_blank">Opificio delle Pietre Dure</a> a Firenze. Nel 1988 viene nominato soprintendente ai Beni Artistici e Storici di Firenze, Prato e Pistoia, mentre tra il 1995 e il 1996 ricopre il ruolo di ministro per i Beni Culturali. "<em>Con la scomparsa di Antonio Paolucci, l'Italia perde un uomo di cultura appassionato e rigoroso, un instancabile studioso che ha dedicato la sua vita alla tutela, alla promozione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale. Alla famiglia e ai suoi cari le più sentite condoglianze</em>”, ha dichiarato l'attuale ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. </p>

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Bologna ospita l'arte sovversiva di Ai Weiwei

Il docufilm sul rapporto conflittuale fra Picasso e Parigi

Gli autoritratti inediti di Cindy Sherman a New York

<p>Tra le figure più prominenti della fotografia contemporanea, <a href="https://arte.sky.it/news/mostra-stoccarda-staatsgalerie-cindy-sherman" target="_blank">Cindy Sherman</a> indaga il concetto della rappresentazione dell’identità e del corpo femminile nei diversi mezzi di comunicazione (dalla cinematografia alla televisione fino ai social media). In oltre quarant'anni di carriera ha dato vita a immagini disturbanti, che mettono in mostra una fisicità frammentata e a tratti mostruosa, in cui realtà e finzione si fondono. E lo ha fatto soprattutto attraverso gli <a href="https://arte.sky.it/foto/mostra-arazzi-cindy-sherman-los-angeles" target="_blank">autoritratti</a>. Una nuova serie di scatti è protagonista di una mostra alla <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/02/mostra-piero-manzoni-hauser-wirth-los-angeles" target="_blank">Hauser & Wirth </a>di New York.</p><h2>30 AUTORITRATTI DI CINDY SHERMAN</h2> <p>Visitabile fino al 16 marzo, la retrospettiva <em>Cindy Sherman</em> riunisce circa trenta lavori inediti dell’artista, appartenenti al suo corpus più recente. In questi autoritratti, Sherman ritrae il suo volto deformato, effetto ottenuto attraverso un assemblaggio di diversi elementi: incorporando anche metodi più tradizionali di "trasformazione" dell’immagine personale (come ad esempio trucco, parrucche e costumi), Sherman realizza dei collage fotografando sezioni isolate del suo viso. Tagliando e incollando occhi, naso, labbra, pelle, capelli e orecchie, l’artista manipola il proprio volto per dare vita ad altri visi di soggetti distinti e a sé stanti. “<em>Quando scatto, cerco di arrivare al punto in cui non riconosco più me stessa</em>”, spiega l’artista.</p><h2>LA “FRAMMENTAZIONE DEL SÉ" NEGLI SCATTI DI CINDY SHERMAN</h2> <p>Come in un surreale "freak show", Cindy Sherman mette in scena uno spettacolo tanto inquietante quanto attraente, rompendo il binomio fotografico soggetto-oggetto.  Il fondale è stato rimosso e sostituito con uno sfondo piatto, ricordando i ritratti fotografici più classici. Infine, sebbene il bianco e nero sia predominate, attraverso la tecnica del “collaging digitale”, l’artista include anche inserti a colori. Così nascono dei visi completamente nuovi, manipolati digitalmente per enfatizzare la stratificazione della pelle e, simbolicamente, la frammentazione del sé nella società contemporanea. In tal modo, l'artista esplora la propria identità e ne rivendica la proprietà.</p>
<p>[Immagine in apertura: Cindy Sherman,<em> Untitled #649</em>, 2023 © Cindy Sherman. Courtesy of the artist and Hauser & Wirth]</p>

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