Un grande fotografo racconta e interpreta il paesaggio unico dei Campi Flegrei

Sarà il Castello di Baia di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/capitale-italiana-cultura-2028" target="_blank">Bacoli</a>, a pochi chilometri da Napoli, a ospitare dal prossimo 20 novembre l’esposizione intitolata Campi Flegrei, la terra ardente, che presenterà al pubblico le fotografie in grande formato di <a href="https://arte.sky.it/foto/arte/parco-pompei-fotografia-luigi-spina" target="_blank">Luigi Spina</a>. Il castello aragonese, sede del Museo Archeologico dei Campi Flegrei, rappresenta la cornice perfetta per le suggestive immagini realizzate dal fotografo di Santa Maria Capua Vetere. La selezione di vrnticinque scatti costituisce infatti l’esito finale di una lunga indagine creativa condotta da Spina negli ultimi anni attraverso tutto il territorio dei <a href="https://arte.sky.it/news/2025/panorama-pozzuoli-2025" target="_blank">Campi Flegrei</a>.
L'esposizione, che rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2026, si propone di raccontare l’incerto equilibrio che regola quest’area. In questa cornice naturale di grande fragilità, convivono infatti le antiche rovine di età romana e i moderni insediamenti dell’area metropolitana di Napoli. Un paesaggio le cui bellezze e contraddizioni sono state immortalate attraverso l’obiettivo sensibile di un artista come Luigi Spina.
<h2>LE FOTOGRAFIE DI LUIGI SPINA IN MOSTRA AL CASTELLO DI BAIA</h2>
Al centro della ricerca artistica del fotografo sammaritano vi è il contrasto tra la precaria natura dell’essere umano e l’ineluttabilità delle forze naturali: un tema che pochi luoghi possono rappresentare meglio dei Campi Flegrei. Questo paesaggio unico, soggetto a bradisismo e sempre a rischio di terremoti, simboleggia in modo emblematico la costante trasformazione degli elementi a cui l’uomo vorrebbe contrapporre la propria fermezza e stabilità.
L’obiettivo del fotografo campano ha catturato in questi anni alcuni tra i siti archeologici e paesaggistici più famosi dell'area flegrea, dalla Grotta della Dragonara al Teatro di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2019/04/mostra-plinio-pompei-museo-nimes" target="_blank">Miseno</a>, passando per l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli e il Tempio di Apollo sul Lago Averno. Questo territorio costellato di resti archeologici ospita oggi quelli che lo stesso Spina definisce “nuovi ruderi”, ossia “edifici industriali abbandonati, con infrastrutture che, in alcuni casi, hanno avuto brevi esistenze”. Documentando questa coesistenza di antico e nuovo, naturale e antropico, gli scatti in mostra delineano “una nuova mappa del territorio che bisogna imparare a conoscere per capirla e fotografarla”.
<h2>NATURA, ARCHEOLOGIA E "NUOVI RUDERI" NEGLI SCATTI DI SPINA </h2>
In occasione della mostra in programma nei prossimi mesi al Castello di Baia, la casa editrice <a href="https://arte.sky.it/foto/fotografia/fotografie-luigi-spina-canova-libro" target="_blank">5 Continents Edition</a> ha realizzato un volume fotografico, sempre dal titolo Campi Flegrei, la terra ardente, che raccoglie tutte le immagini realizzate da Spina nell’ambito del suo progetto artistico. Tanto l’esposizione quanto il catalogo offrono l’occasione di scoprire la bellezza di un territorio ricco di contrasti e in costante trasformazione.
Proprio la natura mutevole del paesaggio dei Campi Flegrei stimola l’attenzione di chi lo attraversa, affascinando con le sue molteplici contraddizioni. Le immagini realizzate dal fotografo campano mirano così a offrire una chiave di lettura artistica che riveli il “senso di una terra dalla quale è facile rimanere impressionati”, come ricorda il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano.
[Immagine in apertura: Tempio di Venere 28 ©luigispina]

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Una nuova grande mostra celebra il rapporto tra Michelangelo e Bologna

Ha inaugurato ieri, 14 novembre, l’attesa retrospettiva Michelangelo e Bologna, allestita presso Palazzo Fava, nel cuore della città felsinea. Promossa nell’ambito dell’ampio progetto culturale denominato <a href="https://arte.sky.it/news/2023/mostra-artiste-iraniane-bologna">Genus Bononiae</a>, la mostra celebra il <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anniversario-michelangelo-galleria-accademia-firenze" target="_blank">550esimo anniversario</a> della nascita di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/michelangelo-infinito-programmi-tv-1-novembre" target="_blank">Buonarroti</a>, offrendo un inedito punto di vista sul legame tra il maestro rinascimentale e la Bologna del suo tempo.
Curato da <a href="https://arte.sky.it/archivio/2020/09/mostra-michelangelo-genova-palazzo-ducale-genova" target="_blank">Cristina Acidini e Alessandro Cecchi</a>, rispettivamente presidente e direttore della fondazione fiorentina Casa Buonarroti, l’evento resterà aperto fino al prossimo 15 febbraio. Il percorso di visita condurrà il pubblico alla scoperta di opere originali e calchi storici, affiancati da disegni, volumi d’epoca e documenti d'archivio.
<h2>L'ESPOSIZIONE SU BUONARROTI A 550 ANNI DALLA NASCITA</h2>
I visitatori della mostra a <a href="https://arte.sky.it/foto/arte/mostra-ai-weiwei-bologna" target="_blank">Palazzo Fava</a> sono accolti da un primo segmento espositivo, dedicato all’apprendistato di Buonarroti a Firenze, la "culla" del <a href="https://arte.sky.it/news/2025/libro-leonardo-da-vinci-profumi-rinascimento" target="_blank">Rinascimento</a>. Opera centrale di questa sezione è indubbiamente la celebre Madonna della Scala, bassorilievo marmoreo scolpito da Michelangelo ad appena sedici anni, che documenta la straordinarietà e la precocità del suo talento artistico. Il capolavoro, concesso eccezionalmente in prestito dalla <a href="https://arte.sky.it/archivio/2016/03/firenze-si-parla-nel-nome-di-michelangelo" target="_blank">Fondazione Casa Buonarroti</a>, è esposto accanto a un disegno originale.
Il focus della retrospettiva si concentra quindi sui mesi trascorsi da un Michelangelo ventenne nella Bologna allora governata dai <a href="https://arte.sky.it/news/2020/programmi-tv-29-ottobre-bentivoglio-bologna" target="_blank">Bentivoglio</a>. Costretto a fuggire da Firenze dopo la cacciata dei <a href="https://arte.sky.it/news/2020/serie-televisiva-dinastia-medici" target="_blank">Medici</a>, l’artista trovò nella città felsinea un rifugio ideale per la propria maturazione creativa, come attestato dalle sculture realizzate per l’Arca di San Domenico. Il percorso espositivo non manca di evidenziare attraverso opere e documenti originali l’impatto del vivace contesto culturale bolognese sulla formazione del genio michelangiolesco.
<h2>I DUE SOGGIORNI DI MICHELANGELO A BOLOGNA</h2>
La sezione conclusiva dell’esposizione è dedicata al secondo soggiorno bolognese di Michelangelo. Nel 1506, infatti, l’artista fu convocato in Emilia da papa <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/01/nuova-luce-tomba-giulio-ii-roma-michelangelo" target="_blank">Giulio II</a>, che gli commissionò una scultura bronzea destinata alla facciata di <a href="https://arte.sky.it/news/2022/videomapping-facciata-san-petronio-bologna" target="_blank">San Petronio</a>. Benché la colossale statua ebbe vita breve, la sua realizzazione attesta la complessità dei rapporti tra Buonarroti e il pontefice che, di lì a poco, gli avrebbe affidato l’impresa pittorica più straordinaria della sua carriera: la decorazione della <a href="https://arte.sky.it/news/2025/cappella-sistina-michelangelo-mostra-multimediale-firenze" target="_blank">Cappella Sistina</a>.
Promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e prodotto da <a href="https://arte.sky.it/news/2025/anniversario-palazzo-papesse-siena" target="_blank">Opera Laboratori</a>, il progetto della mostra Michelangelo e Bologna è arricchito da un corposo programma di attività collaterali e iniziative didattiche rivolte a un pubblico ampio e diversificato. La retrospettiva si propone così di puntare i riflettori sul legame profondo tra Buonarroti e Bologna, svelando alcuni aspetti inediti dell’opera di uno dei più grandi geni della storia dell’arte.
[Immagine in apertura: crediti Opera Laboratori]

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