Ecologia, ambiente e ricerca in 3 mostre dell’estate italiana

Quest'anno, l’estate italiana si anima all’insegna della sostenibilità ambientale grazie a tre mostre che, da prospettive differenti, intrecciano arte, scienza ed ecologia. Dalla <a href="https://arte.sky.it/news/2024/festival-land-art-fossombrone-marche" target="_blank">Land Art</a> pionieristica di <a href="https://arte.sky.it/archivio/2017/10/alan-sonfist-e-carlo-scoccianti-un-dialogo-tra-arte-e-natura" target="_blank">Alan Sonfist</a> alle ricerche glaciologiche del <a href="https://arte.sky.it/mostre-eventi/altro/mountain-touch-muse-trento" target="_blank">MUSE di Trento</a>, fino alla potenza fotografica di <a href="https://arte.sky.it/news/2025/addio-fotografo-sebasti%C3%A3o-salgado" target="_blank">Sebastião Salgado</a> (scomparso lo scorso 23 maggio), il filo conduttore è la consapevolezza che il nostro rapporto con l’ambiente non è solo un tema d’attualità, ma un’urgenza culturale e civile. In questi progetti, la dimensione estetica si fonde con la riflessione critica: opere e immagini diventano strumenti per indagare, preservare e raccontare la complessità degli ecosistemi, dalle crepe dell’asfalto urbano alle distese infinite di ghiaccio. 
<h2>ALAN SONFIST PROTAGONISTA AL PARCO ARTE VIVENTE DI TORINO</h2>
Al <a href="https://arte.sky.it/news/2024/luoghi-arte-outdoor-primavera" target="_blank">PAV – Parco Arte Vivente di Torino</a>, Seeds of Time segna la prima personale istituzionale italiana di Alan Sonfist, a cura di Marco Scotini. Considerato un pioniere della Land Art, l’artista americano esplora sin dagli anni Sessanta il rapporto tra arte ed ecologia, con un’attenzione radicale alla natura negli spazi urbani. La mostra – visitabile fino al prossimo 19 ottobre – si apre con Growth Between the Cracks (2025), mappatura della città costruita con campioni di terra raccolti dai cittadini nelle fenditure dell’asfalto e nei luoghi liminali. Accanto, fotografie storiche raccontano la sua ricerca fisica con alberi e animali, come in Myself Becoming One with the Tree (1969) o Tiger Chance Kill (1972-74). Non mancano i progetti ambientali di lungo respiro, come Time Landscape (1965-in corso), una foresta precoloniale "impantata" nel cuore di Manhattan, e Circles of Time (1986), monumentale indagine sul paesaggio toscano attraverso sette anelli concentrici.
<h2>A TRENTO LA MOSTRA CHE INDAGA LO STATO DEI GHIACCIAI</h2>
A Trento, il MUSE dedica lo spazio Agorà alla mostra Dal ghiaccio a noi. Le ricerche MUSE sui ghiacciai nell’Antropocene, aperta fino al prossimo 9 novembre in occasione dell’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai. L’esposizione, arricchita da video e reperti, racconta decenni di studi condotti nelle Terre Alte, svelando il ruolo dei ghiacciai come archivi climatici e riserve di acqua dolce, ma anche come ecosistemi vivi e in mutamento. I dati scientifici, come la riduzione del 94% del volume della Marmolada dal 1888 o la perdita di tre metri del ghiacciaio Adamello-Mandrone alle quote più basse, rendono evidente l’urgenza dell’azione. Tra strumenti di ricerca, modelli climatici e testimonianze storiche rilasciate dallo scioglimento, la mostra invita a riflettere sulla fragilità di questi ambienti e sull’impatto delle nostre scelte quotidiane.
<h2>LO SGUARDO DI SEBASTIÃO SALGADO IN MOSTRA A ROVERETO</h2>
Infine, la fotografia di Sebastião Salgado offre un controcanto poetico e potente con la doppia mostra <a href="https://arte.sky.it/news/2025/sebastiao-salgado-mostra-ghiacciai-trento-rovereto-muse-mart" target="_blank">Ghiacciai</a>, ospitata fino al 21 settembre al MART di Rovereto e fino all’11 gennaio 2026 al MUSE di Trento. Oltre sessanta immagini in bianco e nero, curate da Lélia Wanick, attraversano i ghiacci dell’Antartide, della Patagonia, dell’Himalaya e del Canada, restituendone la bellezza scultorea e la vulnerabilità. In progetti come Genesis e Amazônia, Salgado unisce estetica e denuncia, mostrando come i ghiacciai non siano solo paesaggi remoti, ma termometri vitali del Pianeta, la cui protezione è ormai questione non rinviabile.
[Immagine in apertura: Analisi sul campo (Mandrone) a cura delle ricercatrici MUSE (Archivio MUSE, fotografa Giulia Curti)]

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La nuova retrospettiva di Maurizio Cattelan in Portogallo

Dagli anni Novanta <a href="https://arte.sky.it/news/2025/maurizio-cattelan-mostra-bergamo-seasons-biennale-orobie" target="_blank">Maurizio Cattelan</a> scuote il mondo dell’arte con opere capaci di far sorridere e inquietare al tempo stesso. Ora, fino all’11 gennaio 2026, l’artista padovano è protagonista in Portogallo, dove la Casa de Serralves di Porto, gioiello Art Déco degli anni Trenta, ospita la retrospettiva Sussurro. Nel parco, le sue sculture irrompono tra i viali e le aiuole come apparizioni: Daddy Daddy (2008), un Pinocchio riverso e inanimato nel lago, sembra il relitto di una favola naufragata; poco più in là, November (2024) raffigura un uomo in marmo disteso su una panchina che urina come una fontana malinconica; di fronte alla villa, L.O.V.E. (2024) rappresenta una mano monumentale con il dito medio alzato, gesto ironico e irridente verso il potere finanziario. 
<h2>MAURIZIO CATTELAN PROTAGONISTA IN PORTOGALLO</h2>
All’interno della villa, l’atmosfera si carica di un’intensità teatrale. Nel grande atrio, Novecento (1997) e Senza titolo (2007) sospendono due cavalli a mezz’aria, privati della loro forza simbolica e resi fragili. Più avanti, Sunday (2024) — una parete dorata crivellata di proiettili — riflette l'immagine dello spettatore, mentre All (2007) dispone nove corpi in marmo di Carrara sul pavimento, ordinati come in una silenziosa cerimonia. In un’altra sala, Senza titolo (2018), replica in scala della Cappella Sistina, ridimensiona il rapporto tra umano e divino. L’incontro si fa più crudo con La Nona Ora (1999), in cui Papa Giovanni Paolo II giace a terra colpito da un meteorite, e con Him, un Hitler-bambino inginocchiato davanti a un altare sorvegliato dai piccioni tassidermizzati di Ghosts.
<h2>L’ARTE INQUIETA E IRRIVERENTE DI MAURIZIO CATTELAN</h2>
Cattelan alterna ironia e turbamento, mescolando cultura alta e popolare. Al piano superiore, autoritratti come You (2021), Mini-Me (1999) e We (2010) riflettono sulla costruzione dell’identità, mentre Comedian (2019) — la banana fissata al muro con il nastro adesivo, <a href="https://arte.sky.it/news/2023/banana-maurizio-cattelan-mangiata-seoul" target="_blank">mangiata da uno studente</a> coreano al Leeum Museum of Art di Seul nel 2023 e venduta, l’anno successivo, per <a href="https://arte.sky.it/news/2024/banana-maurizio-cattelan-6-milioni-dollari-asta-sotheby" target="_blank">6,2 milioni di dollari</a> — diventa simbolo di una transizione dall’arte come oggetto all’arte come evento. Ogni opera è un détournement, un’immagine familiare piegata fino a fare emergere la sua ambiguità.
[Immagine in apertura: Maurizio Cattelan, Comedian, 2019. Photography: Zeno Zotti]

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